giovedì 14 gennaio 2010

Realtà Virtuali Totali: un futuro possibile?

Ieri sera ho visto al cinema "Il Mondo dei Replicanti". Il film ritrae una terra dove gli uomini praticamente non escono più dalla propria stanza e vivono la propria vita nel mondo utilizzando un corpo artificiale, un surrogato, che può essere modificato a piacere e può non avere alcun legame con l'aspetto del proprietario (nel film c'era il simpatico esempio di un ciccione che usava come surrogato una bellissima ragazza...).

Il tema della "virtualità" è uno dei topos della fantascienza... mi vengono in mente Accelerando di Stross in cui backup informatici "vivono" in una navicella-server oppure il famoso racconto "I tappeti di Wang" di Egan in cui la prima razza aliena scoperta dall'uomo sembra essersi interamente immersa in una simulazione virtuale... ma ci sono molti altri esempi.

Secondo voi sono ipotesi plausibili?
Spesso ricevo una risposta negativa a questo interrogativo supportata da questa motivazione: ciò che sappiamo non essere reale non avrà mai per un uomo lo stesso valore di ciò che sappiamo essere la "realtà" e quindi ciascuno di noi non perderà mai il contatto con il mondo "vero".

Ma se questa simulazione fosse indistinguibile dalla realtà stessa in termini di qualità di percezione sensoriale etc.?
Personalmente credo che cadrebbe ogni barriera...
Cosa è reale? da secoli del resto i filosofi dibattono se questo nostro mondo che vediamo, ascoltiamo e etc. possa NON essere "reale"... e in fondo non sappiamo davvero cosa SIA la realtà.

Quello che esiste sicuramente sono le nostre percezioni... cogito (e vedo, e sento) ergo sum.

Per cui io credo che forme di virtualità totale non siano una chimera o una mera speculazione fantascientifica... bensì una ipotesi concreta e che, anzi, personalmente ritengo molto molto probabile... perchè ogni uomo non dovrebbe infatti voler vivere nel "suo" mondo, come nel celebre racconto Dickiano "Il Mondo che lei voleva"?

3 commenti:

  1. Non è recente l'ipotesi che si stia vivendo in un mondo virtuale, nel '62 Carlos Castaneda di cui ho letto "Viaggio a Ixtlan" e "A scuola dallo Stregone" descriveva (anche per esperienza personale) come gli antichi stregoni del centro Messico riuscissero a scindere i diversi mondi virtuali in cui viviamo e come riuscissero a entrarvi a piacimento!
    Se guardiamo bene anche oggi ci sono persone che si immedesimano in soggetti virtuali creati al PC, saranno deformazioni mentali però nulla vieta che un domani possa diventare un comportamento di massa per fuggire da virtualizzazioni peggiori! ;-)
    Uno psicologo americano(non ricordo il nome) scrisse un approfondimento sul famoso "IO" freudiano dicendo in pratica che non esiste solo UN nostro subconscio, ma tanti sub-sub-sub e che ognuno può "pilotare" l'altro, dipende dal soggetto fino a quale sub riesce ad arrivare, ... cioè il nostro sub-conscio può agire per modificare il nostro comportamento, ma ce n'è un altro che agisce su esso e così via... un mondo davvero tutto da scoprire? Meglio fermarsi a riflettere per non diventare preda del quinto sub per poi entrare nel mondo della.... pazzia!

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  2. interessantissimo post volontà!!!
    la teoria della "matrioska di subconsci" mi era sconosciuta e la trovo affascinante... in qualche romanzo di fantascienza c'è qualcosa di simile ma non così esplicitamente strutturato!

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  3. Vedo che è citato PKD nel post... è plausibile che lui avesse dubbi su quale fosse la realtà, visto in che condizioni mentali era precipitato. In merito agli stregoni messicani, che sono stati citati nel commento sopra, è noto che facevano uso di pejote, mescalina e allucinogeni vari. Su Freud mi astengo.
    Premesso tutto ciò, ritengo che a convincerci di quale sia la realtà non siano solo i sensi, ma anche una sana sensibilità interna che proprio nell'inconscio ha la sua origine. Per tornare quindi alla tua domanda, penso che qualunque virtualità rimanga una chimera.
    Mettiamola così: nessuna realtà virtuale o "altra" in genere potrà mai essere presa per quella reale al 100% finché esisterà un'altra realtà da cui si è partiti per crearla. Bisognerebbe quindi non solo assemblare una realtà plausibile, ma anche distruggere quella di partenza.
    Ad ogni modo, dal punto di vista epistemologico l'idea che ciò che ci appare (nella vita reale intendo) non esista realmente nasconde una profonda religiosità. Secondo Hegel tutto il mondo è falso perché è semplice apparenza e ciò che esiste è solo lo spirito assoluto (dio). A me pare un po' folle. Ma perdonate la divagazione.

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