martedì 26 febbraio 2013
L'Ultimo Teorema di Clarke e Pohl
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Il romanzo è ambientato nella prima metà del XXI secolo, in un mondo dominato dai tre grandi (USA. Russia, Cina) ma sempre funestato da scaramucce belliche, scontri e conflitti in ognidove. Il protagonista principale è Ranjit Subramanian, un giovane dello Sri Lanka col pallino della matematica che riesce a trovare una dimostrazione più elegante e immediata rispetto a quella fornita in precedenza per il famoso ultimo teorema di Fermat. La storia della vita di Ranjit si interseca con un secondo filone più propriamente fantascientifico che ha come protagonisti, seppur il loro intervento diretto nella trama è pressochè nullo, la razza aliena dei Grandi Galattici, extraterrestri dai poteri immensi che in pratica governano l'intera Galassia. Le esplosioni nucleari terrestri hanno allarmato tali alieni che, come è loro prassi nei confronti specie potenzialmente pericolose, reagiscono ordinando ad alcune delle razze loro suddite di monitorare gli umani e di inviare una flotta spaziale in modo da sterilizzare il pianeta Terra.
Nel corso del romanzo vengono riprese diverse idee già presenti in altri romanzi di Clarke come l'ascensore spaziale, la "regata solare", l'idea stessa di una specie aliena che governi in modo paternalistico e guidi verso il progresso le razze più giovani (vedi Le Guide del Tramonto). Purtroppo però il filone fantascientifico occupa una parte esigua del romanzo che, come già detto, per almeno i primi due terzi dell'opera, è completamente incentrato sulla storia della vita di Ranjit. Il giovane dello Sri Lanka che, nonostante non abbia affrontato alcuno studio di matematica superiore, riesce dove decine e decine di luminari della materia hanno fallito in precedenza (tra l'altro mentre si trova prigioniero di misteriosi torturatori coinvolto in un intrigo internazionale).
Ranjit sposa in seguito la donna dei suoi sogni costruendo una famiglia ideale da "Mulino Bianco" guastata solo dalla disabilità del secondogenito che però si riscatta prontamente dimostrandosi anch'egli in possesso di doti matematiche non comuni. Le vicessitudini di Ranjit sono interrotte soltanto dagli aggiornamenti, praticamente tutti uguali tra loro, che l'autore fornisce riguardo ai piccoli conflitti che insanguinano i quattro angoli della Terra e che avranno termine quando un organismo dell'ONU si impadronisce e utilizza una misteriosa tecnologia in grado di rendere inutilizzabile ogni armamento. Quando finalmente gli alieni sbarcano sulla Terra e il romanzo comincia a farsi interessante, l'opera si interrompe bruscamente, con un finale che non è nemmeno degno di tale nome.
Le idee del romanzo, seppur come abbiamo già avuto modo di sottolineare non siano certo originali, sono buone così come il ritmo e il tono della narrazione. Ed è solo grazie alla buona qualità di scrittura che il lettore può sopportare una trama soporifera che, fin quasi al termine dell'opera, non sembra neanche appartenere ad un romanzo di fantascienza. In conclusione, una lettura che possiamo raccomandare solo a chi è davvero curioso di leggere l'unica opera frutto di una collaborazione tra due giganti della fantascienza, quella vera, come Clarke e Pohl.
martedì 19 febbraio 2013
Mondo9 di Dario Tonani
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Mondo9 è un pianeta di grandi e feroci deserti assolati, la cui sabbia è veleno mortale, e oceani dove galleggiano cumuli di pericolosi rifiuti viventi. In un passato che l'autore accenna soltanto, mostruose navi sono state forgiate per solcare questi mari immensi di sabbia, titanici veicoli con enormi ruote in grado di adattarsi ad ogni ostacolo senza mai fermarsi perchè uno stop vorebbe dire la morte.
Questi esseri di metallo non sono però semplici macchine. Sono organismi viventi, con tubi e olio per vene e sangue, dotati di una propria cieca volontà. Creati per combattere una guerra dalle ragioni ormai dimenticate, vagano famelici per i deserti di Mondo9 dove hanno stretto una strana alleanza con gli uccelli che popolano i cieli del pianeta, dando così vita a inquietanti e orrifiche chimere dalla doppia natura organica e meccanica. Sono universi in miniatura, veri e propri mondi infernali in cui un uomo può rimanere prigioniero per tutta una vita e forse anche di più...
Il romanzo è costruito in realtà dalla fusione di quattro racconti indipendenti, intervallati da alcuni brevi "Interludi", che dovrebbero legare tra loro gli episodi e dare unità all'opera. Purtroppo la buona intenzione non trova piena realizzazione. L'opera soffre infatti per la sua frammentarietà che per lunghi tratti lascia il lettore abbandonato al corso degli eventi narrati senza un contesto, uno scenario solido cui agganciarli. Se molti autori esagerano nel descrivere maniacalmente storia e dettagli anche superflui dei mondi in cui ambientano le loro vicende, in Mondo9 il rischio è esattamente l'opposto: quello di ritrovarsi disorientati. Per queste ragioni l'intreccio risulta a tratti inevitabilmente confuso; soltanto nel finale il lettore è in grado di sciogliere i nodi, riaggianciare i tanti fili della narrazione e ricostruirne il tessuto.
Potente è invece la carica originale e innovativa della creazione di Mondo9. La commistione tra organico e meccanico (che mi ha ricordato per certi versi Perdido Street Station di Mieville) sforna una sequela di immagini al limite del grottesco o dell'orrifico in possesso di una fortissima carica suggestiva e rimarrà sicuramente impresso nel lettore il terrorizzante pensiero di un inferno artificiale che imprigiona, utilizza e ricicla corpo e mente umani.
In conclusione, Mondo9 è una lettura affascinante, con contenuti e toni fortemente innovativi anche per l'ampio e variegato universo della fantascienza, cui è abbinato uno stile variegato che ben si adatta alle differenti tipologie di personaggi e situazioni che si incontrano nel corso della narrazione. Manca però qualcosa, principalmente a livello di organizzazione interna e scorrevolezza, per fare dell'opera quel capolavoro che è in potenza.
martedì 12 febbraio 2013
I Giocatori di Titano
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Il romanzo è ambientato in uno scenario che, solo a tratti, sembra ricordare un classico contesto post apocalittico. La Terra è stata sconvolta da una guerra globale nella quale la Cina ha utilizzato un'arma radiattiva che ha reso sì sterile la grande maggioranza della popolazione mondiale ma non sembra aver intaccato null'altro. I Vug, alieni invasori proteiformi provenienti da Titano, ossessionati dal gioco, esercitano all'apparenza una sorta di controllo paternalistico sul pianeta ma in realtà sono divisi tra loro e alcuni hanno piani decisamente meno benigni verso i terrestri.
E' loro forse, l'autore non lo chiarisce, l'idea del Bluff. Il Bluff è un grande gioco praticato su scala planetaria, simile ad un incrocio tra il Monopoli e il poker, in cui pochi privilegiati, i cosiddetti vincolati, riuniti in circoli locali, scommettono i loro possedimenti terrieri, intere contee o cittadine, e le loro stesse mogli. Il gioco funziona in questo modo: ogni turno un giocatore avanza sul tabellone per un numero di caselle pari alla carta pescata ricevendo o perdendo una certa somma di denaro determinata dall'evento della casella. Il giocatore può tentare di bluffare: soltanto lui, infatti, può vedere la carta che ha pescato e può quindi provare a mentire sul risultato della pescata, raggiungendo, per esempio, una casella più favorevole. Se l'avversario, tuttavia, se ne accorge e chiama il bluff, egli inverte la cifra vinta dal primo giocatore e se ne appropria. Se la chiamata invece risulta falsa, ovvero se viene chiamato un bluff che non è avvenuto, l'accusatore perde la medesima cifra.
I matrimoni e gli accoppiamenti si susseguono uno con l'altro nella speranza di trovare la fortuna, ovvero di riuscire a generare un bambino, cosa ormai rara e preziosissima. I telepati non possono partecipare al gioco, per gli indubbi vantaggi che avrebbero potendo leggere la mente dell'avversario o prevendo lo svolgimento futuro della partita. I Vug sono telepati naturali e anch'essi praticano il medesimo gioco su Titano; nel loro caso però esso ha una natura completamente differente. Privo infatti, in seguito ai poteri di cui sono in possesso gli alieni, della componente casuale, esso diventa una vera e propria prova di forza con cui gli extraterrestri mettono alla prova la propria potenza telepatica.
Il protagonista del romanzo è un vincolato di nome Pete. La sua ultima partita, segnata dalla sfortuna, gli ha fatto perdere il suo possedimento preferito, Berkeley, e sua moglie Freya, a cui era veramente legato. Nel tentativo di riprendersi ciò che ha perduto, Pete si ritroverà a giocare una partita molto più grande di lui, in cui il destino stesso dell'umanità è la posta in palio.
L'opera è ricca dei temi classici della produzione di Dick: la manipolazione e l'illusorietà del reale, i poteri psi, le problematiche relative alla relazione uomo-donna e al matrimonio, gli alieni. L'idea del gioco come manipolazione sociale e, nel caso presente, rimedio all'infertilità è originale e intrigante. L'intreccio si sviluppa però in maniera caotica, con nessi logici e consequenziali spesso traballanti che lasciano il lettore da solo nel tentativo di dare organicità e pieno senso compiuto alle numerose sequenze di cui il romanzo è composto, ciascuna delle quali sembra vivere di vita propria. Nonostante questa mancanza di chiarezza a livello di trama, il romanzo è comunque una lettura complessivamente interessante e godibile, anche per i frequenti intervalli ironici o paradossali di cui l'opera è ricca.
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