mercoledì 26 giugno 2013
In Fondo il Buio di George R.R. Martin
Scheda completo del romanzo In Fondo il Buio
Il romanzo è ambientato in un lontano futuro in cui la civiltà umana si è sparsa per l'intera Galassia. L'impero è però decaduto e ciascun pianeta, separato dagli altri anche per millenni, ha visto la nascita di una propria cultura indipendente, spesso bizzarra.
La vicenda è ambientata su un solo pianeta, Worlon, un pianeta vagabondo che è entrato all'interno di un sistema solare multiplo dominato dalla gigante rossa detta il Grasso Satana. Riscaldato dopo millenni di gelo, il pianeta ha visto l'arrivo di numerosi gruppi provenienti da differenti pianeti umani ciascuno dei quali ha costruito una sua cittadella. Ora Worlon sta per uscire dal sistema e tornare nel gelido spazio interstellare ma, grazie a degli schermi protettivi costruiti in precedenza, è ancora perfettamente abitabile.
La trama si basa essenzialmente su uno dei più vecchi clichè della narrativa: il triangolo amoroso. Dirk t’Larien, il protagonista, sbarca su Worlon per incontrare nuovamente il suo mai dimenticato grande amore Gwen Delvano, che ora però legata ad un altro uomo, il Kavalar Jaantony alto-Ironjade Vikary. L'elemento che complica questo quadro tipico è costituito dal retroterra culturale e dalle usanze del popolo Kavalar.
Per tutta una serie di ragioni storiche che nel romanzo sono parzialmente ricostruite, il popolo Kavalar ha sviluppato modello sociale che per certi versi ricorda la Sparta terrestre. Divisi in differenti clan, ogni maschio Kavalar ha un proprio teyn, un partner, un compagno a metà strada tra l'amante e il fratello, con cui condivide l'intera propria esistenza. Le femmine sono una proprietà comune di tutti i maschi del clan e, sul pianeta natale, vivono segregate nelle caverne che fungono da abitazione. Un maschio può però rubare una donna ad un altro clan ed essa diventa di sua esclusiva proprietà, una sua beteyn.
Questa è la condizione di Gwen, condizione che lei ha accettato per l'amore che nutre verso Vikary, un Kavalar anomalo che tenta di superare le bestialità e l'ingiustizia insite nelle usanze del proprio popolo, rispettandone però fino in fondo il codice e il senso dell'onore. A rendere la situazione ancora più problematica è il teyn di Vikary, Garse, che sembra condividere col proprio compagno Gwen stessa, che è legata ad anch'egli in una relazione di amore-odio abbastanza schizofrenica.
La descrizione del modello sociale Kavalar, con i suoi rituali, tutte le sue complicate sfumature, e le motivazioni storiche che l'autore porta per giustificarne la genesi costituiscono sicuramente la parte più interessante dell'opera. A livello di puro intreccio non troviamo invece nulla di interessante, la storia si sviluppa in maniera abbastanza piatta, senza nessun vero momento di tensione o di sorpresa.
Gwen è continuamente sospesa tra due uomini che simboleggiano due mondi e due visioni della vita; più interessante è lo sviluppo di Dirk che, a contatto con il Kavalar, ne assorbe poco a poco la prospettiva e la mentalità. Vikary rimane invece immutato, come una statua antica, fermo nelle proprie convizioni e nei propri valori per quasi l'intera opera. Soltanto alla fine, cede almeno in parte ai propri sentimenti verso Gwen capendo che è necessario un gesto di discontinuità per cambiare in meglio il proprio popolo.
Nel complesso una buona lettura se non fosse per alcuni passaggi o scene monotone o superflue che rallentano eccessivamente il ritmo della vicenda.
lunedì 17 giugno 2013
LA CITTA' E LA CITTA' di China Mieville
Scheda completa del Romanzo La Città e la Città
Il romanzo è ambientato in epoca contemporanea in un luogo imprecisato dell'Europa dell'Est, nelle immaginarie città stato indipendenti di Beszel e Ul Qoma. La prima ha le tinte tipiche della grigia cittadina ex sovietica. La seconda, invece, abitata da musulmani ed ebrei, è sospesa tra l'eredità islamica e la modernità rappresentata dai grattacieli e dalle automobili di ultimo modello, figli del benessere frutto dell'espansione finanziaria degli ultimi anni. Ma la peculiarità di queste due città sta nel fatto che esse sorgono in gran parte sul medesimo territorio, sono intersezionate: soprattutto nelle zone centrali strade, case, costruzioni di Beszel e Ul Qoma si alternano tra loro. Gli abitanti sono tenuti fin da piccoli a disvedere, ovvero fingere di non vedere, persone e oggetti dell'altra città, persino se sono loro accanto, pena l'intervento di una misteriosa forza di polizia segreta, la Violazione, in possesso di un'autorità quasi assoluta allo scopo di mantenere intatto il tabù che permette alle due città di continuare a vivere distinte, separate tra loro. L'origine dell'incredibile situazione è persa nel tempo, all'epoca della cosiddetta Frattura, quando, a seconda delle differenti teorie, Beszel e Ul Qoma si sono separate a partire da una ipotetica città originaria oppure si sono fuse una nell'altra. Il protagonista principale del romanzo è l'ispettore della polizia di Beszel Tyador Borlù. Responsabile dell'indagine sull'uccisione di una studentessa di archeologia americana, Borlù si ritroverà invischiato in un mistero ben più grande nel quale entreranno in gioco Orciny, la leggendaria terza città che vivrebbe negli spazi nascosti tra Beszel e Ul Qoma, e le diverse fazioni politiche che albergano nelle due città-stato, i nazionalisti di ambo le parti e i loro antagonisti, gli Unif, che combattono, invece, per riunirle. L'opera si contraddistingue per l'ambientazione davvero creativa e originale, cosa ormai davvero rara. L'idea è sviluppata con un grande sforzo di coerenza; numerosi piccoli particolari e tasselli concorrono a rendere l'insieme indimenticabile per il lettore. Basti pensare alle comiche descrizioni del traffico in cui i guidatori di una città sono costretti a compiere strane e assurde traiettorie per disvedere le vetture dell'altra, o al "pedone di Schrodinger" che, come il più famoso felino, oscilla tra una città e l'altra senza assumere alcuna appartenenza definitiva, o ancora alla descrizione del passaggio di frontiera, l'unico posto in cui è concesso agli abitanti di vedere liberamente e la città straniera, dove decine e decine di persone passano ore in coda per poter accedere nell'altra nazione che è poi dall'altro lato della strada di provenienza... Purtroppo la trama non è proprio all'altezza dell'idea dell'opera. Il tono e il linguaggio poliziesco della vicenda risultano un po' forzati: il pathos, il ritmo narrativo elevato che deve cotraddistinguere quel genere di narrativa non si abbinano bene con le necessarie digressioni riguardo gli usi, i costumi, la topografia contorta delle due città gemelle, passaggi in cui l'autore, invece, eccelle. Il mistery poliziesco viene risolto in maniera un po' affrettata nelle fasi finali dell'opera, con passaggi non sempre del tutto motivati e razionali (Borlù sembra essere in possesso di un intuito sovrannaturale...). Detto questo, il romanzo merita sicuramente di essere letto: Beszel e Ul Qoma rimarranno per sempre scolpiti nell'immaginazione di ogni lettore.
Il romanzo è ambientato in epoca contemporanea in un luogo imprecisato dell'Europa dell'Est, nelle immaginarie città stato indipendenti di Beszel e Ul Qoma. La prima ha le tinte tipiche della grigia cittadina ex sovietica. La seconda, invece, abitata da musulmani ed ebrei, è sospesa tra l'eredità islamica e la modernità rappresentata dai grattacieli e dalle automobili di ultimo modello, figli del benessere frutto dell'espansione finanziaria degli ultimi anni. Ma la peculiarità di queste due città sta nel fatto che esse sorgono in gran parte sul medesimo territorio, sono intersezionate: soprattutto nelle zone centrali strade, case, costruzioni di Beszel e Ul Qoma si alternano tra loro. Gli abitanti sono tenuti fin da piccoli a disvedere, ovvero fingere di non vedere, persone e oggetti dell'altra città, persino se sono loro accanto, pena l'intervento di una misteriosa forza di polizia segreta, la Violazione, in possesso di un'autorità quasi assoluta allo scopo di mantenere intatto il tabù che permette alle due città di continuare a vivere distinte, separate tra loro. L'origine dell'incredibile situazione è persa nel tempo, all'epoca della cosiddetta Frattura, quando, a seconda delle differenti teorie, Beszel e Ul Qoma si sono separate a partire da una ipotetica città originaria oppure si sono fuse una nell'altra. Il protagonista principale del romanzo è l'ispettore della polizia di Beszel Tyador Borlù. Responsabile dell'indagine sull'uccisione di una studentessa di archeologia americana, Borlù si ritroverà invischiato in un mistero ben più grande nel quale entreranno in gioco Orciny, la leggendaria terza città che vivrebbe negli spazi nascosti tra Beszel e Ul Qoma, e le diverse fazioni politiche che albergano nelle due città-stato, i nazionalisti di ambo le parti e i loro antagonisti, gli Unif, che combattono, invece, per riunirle. L'opera si contraddistingue per l'ambientazione davvero creativa e originale, cosa ormai davvero rara. L'idea è sviluppata con un grande sforzo di coerenza; numerosi piccoli particolari e tasselli concorrono a rendere l'insieme indimenticabile per il lettore. Basti pensare alle comiche descrizioni del traffico in cui i guidatori di una città sono costretti a compiere strane e assurde traiettorie per disvedere le vetture dell'altra, o al "pedone di Schrodinger" che, come il più famoso felino, oscilla tra una città e l'altra senza assumere alcuna appartenenza definitiva, o ancora alla descrizione del passaggio di frontiera, l'unico posto in cui è concesso agli abitanti di vedere liberamente e la città straniera, dove decine e decine di persone passano ore in coda per poter accedere nell'altra nazione che è poi dall'altro lato della strada di provenienza... Purtroppo la trama non è proprio all'altezza dell'idea dell'opera. Il tono e il linguaggio poliziesco della vicenda risultano un po' forzati: il pathos, il ritmo narrativo elevato che deve cotraddistinguere quel genere di narrativa non si abbinano bene con le necessarie digressioni riguardo gli usi, i costumi, la topografia contorta delle due città gemelle, passaggi in cui l'autore, invece, eccelle. Il mistery poliziesco viene risolto in maniera un po' affrettata nelle fasi finali dell'opera, con passaggi non sempre del tutto motivati e razionali (Borlù sembra essere in possesso di un intuito sovrannaturale...). Detto questo, il romanzo merita sicuramente di essere letto: Beszel e Ul Qoma rimarranno per sempre scolpiti nell'immaginazione di ogni lettore.
lunedì 3 giugno 2013
LE SIRENE DI TITANO di Kurt Vonnegut
Vai alla scheda completa de Le Sirene di Titano
L'opera appartiene al filone della Fantascienza Umoristica. Le Sirene di Titano è un grande romanzo di satira sull'uomo, sulla sua storia, sulle sue religioni, sul suo sistema economico. E' in primis l'idea del libero arbitrio umano a venire ridicolizzata: non soltanto le nostre azioni sembrano essere già decise a tavolino ma tutta l'epopea umana, le sue lotte, la sua storia risultano essere nient'altro che un banale artificio alieno. Tutti gli sforzi dell'uomo sono serviti soltanto a costruire un banale pezzo di ricambio per una navicella danneggiata; la Grande Muraglia Cinese, il Cremlino solo dei semplici segnali che gli alieni inviano al loro pilota perduto. Un piccolo capolavoro è il capitolo dedicato al finto esercito marziano che il deus ex machina del romanzo, Winston Niles Rumfoord, costruisce per poter poi imporre sulla Terra una propria religione. Indipendentemente dal grado, dal soldato semplice al generale, tutti i suoi membri non sono che marionette teleguidate, che appena sentono il ridicolo motto che viene loro trasmesso direttamente nel cervello, si mettono a marciare al passo dell'oca come nelle più divertenti parodie naziste. Anche il capitalismo non viene risparmiato: il padre di Malachi Costant, un altro personaggio principale del romanzo, costruisce una immensa fortuna scommettendo in borsa utilizzando un algoritmo costruito a partire delle lettere iniziali della Bibbia. La grande lezione che l'autore sembra voler trasmettere è che se i massimi sistemi, i fini cosmici non sono più in grado di dare un senso all'esistenza dell'uomo, egli deve guardare dentro di sè. E' nei legami di amicizia o d'affetto che egli costruisce con i suoi simili la chiave di lettura della sua vita. E non importa se il destino è già scritto perchè quello che conta è il modo, il come esso è portato a termine. L'intreccio è basato su una sequenza di paradossi, di trovate spiritose quanto fantasiose (basti pensare all'infundibulo cronosinclastico, un misterioso luogo dove tutte le verità, i punti di vista, vengono a coincidere) che non hanno in realtà agganci, basi molto solide. Ma non è certo la linearità o la verosimiglianza della trama ciò su cui si è concentrato l'autore. Ciò che rimane al termine della lettura è l'idea di un grande concentrato di idee, di un potente messaggio, veicolato però in maniera un po' confusionaria, un po' arraffata diremmo, senza particolare attenzione ai contorni della vicenda. Opera comunque sicuramente interessante e ricca di spunti di riflessione.
L'opera appartiene al filone della Fantascienza Umoristica. Le Sirene di Titano è un grande romanzo di satira sull'uomo, sulla sua storia, sulle sue religioni, sul suo sistema economico. E' in primis l'idea del libero arbitrio umano a venire ridicolizzata: non soltanto le nostre azioni sembrano essere già decise a tavolino ma tutta l'epopea umana, le sue lotte, la sua storia risultano essere nient'altro che un banale artificio alieno. Tutti gli sforzi dell'uomo sono serviti soltanto a costruire un banale pezzo di ricambio per una navicella danneggiata; la Grande Muraglia Cinese, il Cremlino solo dei semplici segnali che gli alieni inviano al loro pilota perduto. Un piccolo capolavoro è il capitolo dedicato al finto esercito marziano che il deus ex machina del romanzo, Winston Niles Rumfoord, costruisce per poter poi imporre sulla Terra una propria religione. Indipendentemente dal grado, dal soldato semplice al generale, tutti i suoi membri non sono che marionette teleguidate, che appena sentono il ridicolo motto che viene loro trasmesso direttamente nel cervello, si mettono a marciare al passo dell'oca come nelle più divertenti parodie naziste. Anche il capitalismo non viene risparmiato: il padre di Malachi Costant, un altro personaggio principale del romanzo, costruisce una immensa fortuna scommettendo in borsa utilizzando un algoritmo costruito a partire delle lettere iniziali della Bibbia. La grande lezione che l'autore sembra voler trasmettere è che se i massimi sistemi, i fini cosmici non sono più in grado di dare un senso all'esistenza dell'uomo, egli deve guardare dentro di sè. E' nei legami di amicizia o d'affetto che egli costruisce con i suoi simili la chiave di lettura della sua vita. E non importa se il destino è già scritto perchè quello che conta è il modo, il come esso è portato a termine. L'intreccio è basato su una sequenza di paradossi, di trovate spiritose quanto fantasiose (basti pensare all'infundibulo cronosinclastico, un misterioso luogo dove tutte le verità, i punti di vista, vengono a coincidere) che non hanno in realtà agganci, basi molto solide. Ma non è certo la linearità o la verosimiglianza della trama ciò su cui si è concentrato l'autore. Ciò che rimane al termine della lettura è l'idea di un grande concentrato di idee, di un potente messaggio, veicolato però in maniera un po' confusionaria, un po' arraffata diremmo, senza particolare attenzione ai contorni della vicenda. Opera comunque sicuramente interessante e ricca di spunti di riflessione.
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