scheda completa: http://fantabiblioteca.altervista.org/romanzi/gladiatore_in_legge.html
Il romanzo è ambientato in uno scenario distopico sulla scia dell'altro capolavoro della coppia di autori, I Mercanti dello Spazio, con tinte, ad ogni modo, decisamente meno cupe. L'America ritratta in quest'opera è dominata dagli ufficiali legali delle grande corporations, il più potente dei quali, celato dietro la sigla "Green, Charlesworth" nasconde un segreto inimmaginabile.
Sullo sfondo di uno stato inesistente o corrotto, la società è spaccata in due. Da un lato gli abitanti delle moderne e ultra confortevoli case a bolla, affittate loro dalle società in cui hanno l'ambito posto di lavoro; dall'altro gli abitanti di enormi slums, distese di case fatiscenti e territorio di guerra di bande di ragazzini, il cui unico divertimento e distrazione è assistere a dei moderni giochi gladiatori.
I protagonisti del romanzo sono un avvocato penalista agli esordi e un diseredato appena privato del proprio posto di lavoro che si ritrovano in un pericoloso e gigantesco gioco di potere coinvolgente la mitica GML, la società che detiene l'esclusiva della costruzione e della manutenzione delle case a bolla.
L'opera possiede un intreccio intrigante e ben costruito, la cui trama fluisce in maniera fluida senza punti morti o pause narrative. Immedesimandosi nei personaggi, il lettore poco a poco si immerge nello scenario, potendolo ricostruire in maniera coerente col succedersi degli eventi. Indimenticabili alcuni passi, come la descrizione di una Wall Street degenerata in una specie di casinò in cui fiumane di annoiati ogni giorno si recano a scommettere sui "metalli" o su altri titoli... Lo stile di scrittura sempre vivo, ironico, sorprendente, mai banale, concorre nel fare del romanzo una lettura caldamente consigliata!
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domenica 25 dicembre 2011
domenica 18 dicembre 2011
OCCHIO NEL CIELO
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http://fantabiblioteca.altervista.org/romanzi/occhio_nel_cielo.html
Nel corso di una visita ad una centrale nucleare, otto persone vengono coinvolte in un incidente e, feriti in maniera più o meno grave, giacciono in stato di semi incoscienza su una rete metallica. Nei pochi minuti che separano l'evento dall'arrivo dei primi soccorsi, gli otto personaggi sperimentano interi giornate di vita in quattro differenti mondi allucinatori, soggettivi, creati e regolati dalla psiche di quattro degli otto del gruppo medesimo.
Ciascuna di queste realtà allucinatorie è governata da una logica propria che arriva a sconvolgerne perfino le leggi fisiche o, addirittura, la cosmologia e che è a sua volta basata sulle ossessioni, sulle nevrosi, sulle paranoie del subconscio che in quel momento sta manipolando l'illusione. Ognuno dei quattro mondi esplorati è meno completo, meno articolato o convincente del precedente, riflettendo un progresso verso il risveglio collettivo degli otto nel mondo reale e questo si riflette nel numero di pagine, decrescente, dedicate a ogni singolo episodio.
Dick dipinge ironicamente l'America degli anni '50 con i suoi sentimenti razzisti ancora ben presenti e radicati nella società, il clima di caccia alle streghe della crociata maccartista, il fanatismo religioso, il perbenismo borghese ipocrita e bigotto, il tutto inserito all'interno della grande cornice tematica che caratterizza la produzione fantascientifica dell'autore, ovvero la natura e al tempo stesso il carettere illusorio della realtà.
In conclusione il romanzo è una lettura consigliata sia per i temi trattati che per l'intreccio, quasi sempre coinvolgente, che per le numerose scene surreali, grottesche o quasi comiche, che resteranno sicuramente per sempre impresse nella mente del lettore.
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Nel corso di una visita ad una centrale nucleare, otto persone vengono coinvolte in un incidente e, feriti in maniera più o meno grave, giacciono in stato di semi incoscienza su una rete metallica. Nei pochi minuti che separano l'evento dall'arrivo dei primi soccorsi, gli otto personaggi sperimentano interi giornate di vita in quattro differenti mondi allucinatori, soggettivi, creati e regolati dalla psiche di quattro degli otto del gruppo medesimo.
Ciascuna di queste realtà allucinatorie è governata da una logica propria che arriva a sconvolgerne perfino le leggi fisiche o, addirittura, la cosmologia e che è a sua volta basata sulle ossessioni, sulle nevrosi, sulle paranoie del subconscio che in quel momento sta manipolando l'illusione. Ognuno dei quattro mondi esplorati è meno completo, meno articolato o convincente del precedente, riflettendo un progresso verso il risveglio collettivo degli otto nel mondo reale e questo si riflette nel numero di pagine, decrescente, dedicate a ogni singolo episodio.
Dick dipinge ironicamente l'America degli anni '50 con i suoi sentimenti razzisti ancora ben presenti e radicati nella società, il clima di caccia alle streghe della crociata maccartista, il fanatismo religioso, il perbenismo borghese ipocrita e bigotto, il tutto inserito all'interno della grande cornice tematica che caratterizza la produzione fantascientifica dell'autore, ovvero la natura e al tempo stesso il carettere illusorio della realtà.
In conclusione il romanzo è una lettura consigliata sia per i temi trattati che per l'intreccio, quasi sempre coinvolgente, che per le numerose scene surreali, grottesche o quasi comiche, che resteranno sicuramente per sempre impresse nella mente del lettore.
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sabato 10 dicembre 2011
PRIGIONIERO POLITICO
L'opera è ambientata su Jerusalem, un pianeta di scarsa importanza, colonizzato nel XX secolo da un gruppo di fondamentalisti religiosi di ispirazione cristiana, ostili all'utilizzo della tecnologia. Successivamente un colpo di stato ha tolto il potere ai leader religiosi per consegnarlo ad un gruppo di burocrati e militari che ricorda molto da vicino la vecchia nomenklatura sovietica per le continue lotte intestine, le purghe, l'utilizzo esteso dello spionaggio. Gli ideali religiosi iniziali sono però rimasti intatti per quanto riguarda l'obiettivo finale, la terraformazione di Jerusalem, e il disprezzo verso gli abitanti di un pianeta vicino, gli Adariani, esseri umani che hanno manipolato il proprio dna modificando il proprio corpo (possono per esempio utilizzare luce solare per ottenere energia come dei vegetali).
Il protagonista del romanzo è Max Nikomedes, militare e spia, che si ritrova dalla parte sbagliata allo scoppio dell'ennesimo conflitto interno di potere. Catturato come prigioniero politico, si ritrova così dalla parte opposta a quella dove è abituato ad stare, costretto a subire quei metodi di violenza fisica e psicologica che conosce cosi bene, cercando di sopravvivere in uno dei campi di lavoro del pianeta che rimandano in maniera chiara ai gulag e ai lager di triste "reale" memoria. Caduto nell'inferno, Nikomedes troverà conforto e solidarietà proprio da coloro che non godono del minimo rispetto, gli Adariani, nuovi undermensh di questo futuro in cui nulla è cambiato nella natura dell'uomo.
Opera dalle tinte cupe, in cui domina una visione pessimista dell'uomo, che dimostra di non saper liberarsi dal proprio lato violento, crudele, sadico indipendentemente dal livello tecnologico raggiunto. Nonostante questo, l'autore è riuscito a imbastire un solido intreccio avventuroso, soprattutto nella prima parte del romanzo, una trama vivace dall'ottimo ritmo narrativo che permette al lettore di entrare in empatia con il protagonista e percepire il dramma che sta vivendo.
In conclusione, una lettura dai toni forti e talvolta impressionanti, con un impatto emotivo raro nell'ambito del genere fantascientifico, il tutto coniugato con un ottimo stile narrativo e una solida ambientazione: opera quindi assolutamente consigliata.
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Il protagonista del romanzo è Max Nikomedes, militare e spia, che si ritrova dalla parte sbagliata allo scoppio dell'ennesimo conflitto interno di potere. Catturato come prigioniero politico, si ritrova così dalla parte opposta a quella dove è abituato ad stare, costretto a subire quei metodi di violenza fisica e psicologica che conosce cosi bene, cercando di sopravvivere in uno dei campi di lavoro del pianeta che rimandano in maniera chiara ai gulag e ai lager di triste "reale" memoria. Caduto nell'inferno, Nikomedes troverà conforto e solidarietà proprio da coloro che non godono del minimo rispetto, gli Adariani, nuovi undermensh di questo futuro in cui nulla è cambiato nella natura dell'uomo.
Opera dalle tinte cupe, in cui domina una visione pessimista dell'uomo, che dimostra di non saper liberarsi dal proprio lato violento, crudele, sadico indipendentemente dal livello tecnologico raggiunto. Nonostante questo, l'autore è riuscito a imbastire un solido intreccio avventuroso, soprattutto nella prima parte del romanzo, una trama vivace dall'ottimo ritmo narrativo che permette al lettore di entrare in empatia con il protagonista e percepire il dramma che sta vivendo.
In conclusione, una lettura dai toni forti e talvolta impressionanti, con un impatto emotivo raro nell'ambito del genere fantascientifico, il tutto coniugato con un ottimo stile narrativo e una solida ambientazione: opera quindi assolutamente consigliata.
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domenica 4 dicembre 2011
LE MOSCHE
Il romanzo breve ritrae in maniera ironica e surreale la battaglia per la sopravvivenza che l'uomo si ritrova costretto a combattere contro un insospettabile nemico: le mosche. Grazie probabilmente ad una misteriosa quanto improvvisa mutazione, è nata una nuova specie di mosca, dotata di intelligenza, tanto da essere identificata col nome di musca sapiens. Orde di questi insetti invadono in breve tempo l'est asiatico dilagando poi in tutto il mondo, vanificando ogni tentativo umano di resistenza e uccidendo milioni e milioni di persone grazie alle epidemie che diffondono consapevolmente.
L'autore dipinge in maniera satirica le operazioni di guerra che, con tanto di invocazioni alla patria e altri classici proclami bellici, ogni stato europeo conduce per proprio conto, siano i fascisti italiani, i boriosi inglesi, i nazisti o l'orso sovietico: incapaci fino all'ultimo di unire gli sforzi per il bene comune, convinti della propria superiorità. Una lettura nel complesso divertente ma che fa riflettere sul ruolo e sul destino dell'uomo, soggetto, nonostante le sue smanie di grandezza, ai capricci della natura; peccato per una trama con troppe pause ed eccessi didascalici.
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L'autore dipinge in maniera satirica le operazioni di guerra che, con tanto di invocazioni alla patria e altri classici proclami bellici, ogni stato europeo conduce per proprio conto, siano i fascisti italiani, i boriosi inglesi, i nazisti o l'orso sovietico: incapaci fino all'ultimo di unire gli sforzi per il bene comune, convinti della propria superiorità. Una lettura nel complesso divertente ma che fa riflettere sul ruolo e sul destino dell'uomo, soggetto, nonostante le sue smanie di grandezza, ai capricci della natura; peccato per una trama con troppe pause ed eccessi didascalici.
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domenica 27 novembre 2011
L'OCCHIO DEL PURGATORIO
Il romanzo ha per protagonista una tra le figure più classiche che esistano: il pittore scapestrato, convinto del proprio genio e del proprio talento, che vivacchia con fortuna alterna e poco denaro. Un incontro casuale con uno strano personaggio, un geniale scienziato dai tratti malefici di nome Dagerloff, strappa però il nostro artista, Jean Poldonsky, alla routine della vita quotidiana per portarlo ove nessun uomo è mai stato prima. Dagerloff ha infatti scoperto un modo per letteralmente "vedere il futuro" e decide di utilizzare il povero pittore come cavia. Jean si ritroverà proiettato giorni, anni, millenni avanti nel futuro: dapprima soltanto uomini e cose gli appariranno come cadaveri, scheletri, oggetti in via di disfacimento... poi saranno l'intera Terra, anzi, l'intero universo a inscenare la propria morte di fronte agli occhi del pittore.
Romanzo che cattura per l'originalità e la genialità dell'idea di fondo; le tinte fosche e pessimiste sono a tratti schiarite dalla vena ironica dell'autore. Restano impresse le scene quasi splatter, da horror puro, in cui Poldonsky descrive un mondo abitato da cadaveri ambulanti, zombie in decomposizione... il tutto a ricordare il destino ineluttabile che attende ciascuno di noi e verso il quale ogni divisione di razza, genere, classe sociale viene meno nello stesso modo in cui i ricchi vestiti, gli ori, i trucchi sono ormai invisibili agli occhi del pittore.
L'opera, interamente interamente narrata dal punto di vista del protagonista, procede a ritmo serrato, trascinando il lettore nell'abisso interiore di Jean che si ingigantisce divorando l'intera coscienza del pittore mano a mano che l'universo di fronte ai suoi occhi si sgretola. In conclusione una lettura sicuramente interessante e che rimarrà impressa per sempre.
Romanzo che cattura per l'originalità e la genialità dell'idea di fondo; le tinte fosche e pessimiste sono a tratti schiarite dalla vena ironica dell'autore. Restano impresse le scene quasi splatter, da horror puro, in cui Poldonsky descrive un mondo abitato da cadaveri ambulanti, zombie in decomposizione... il tutto a ricordare il destino ineluttabile che attende ciascuno di noi e verso il quale ogni divisione di razza, genere, classe sociale viene meno nello stesso modo in cui i ricchi vestiti, gli ori, i trucchi sono ormai invisibili agli occhi del pittore.
L'opera, interamente interamente narrata dal punto di vista del protagonista, procede a ritmo serrato, trascinando il lettore nell'abisso interiore di Jean che si ingigantisce divorando l'intera coscienza del pittore mano a mano che l'universo di fronte ai suoi occhi si sgretola. In conclusione una lettura sicuramente interessante e che rimarrà impressa per sempre.
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martedì 22 novembre 2011
CUORE DI CANE
Il romanzo è ambientato nell'URSS degli anni venti del secolo passato. Il protagonista è un cane randagio che, utilizzato come cavia da un famoso medico, si ritrova trasformato in essere umano. La prima parte del romanzo, narrata in prima persona dal punto di vista di Pallino, il randagio, è la più riuscita: da una prospettiva insolita viene ritratta, con ironia e divertimento, la società sovietica dell'"uguaglianza". La satira continua nella seconda parte del romanzo, in cui viene presa di mira in particolare l'eccesso burocratico e la pignoleria di certi funzionari di partito, che, però, nella forma di diario tenuto da uno dei medici che hanno in cura Pallino, perde di freschezza e di smalto. Un altro elemento di riflessione portato avanti nel romanzo riguarda i limiti che deve avere la sperimentazione scientifica, alla quale l'autore raccomanda di seguire "una via parellela e conforme alla natura".
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domenica 13 novembre 2011
IL CICLO DI VITA DEGLI OGGETTI SOFTWARE
Il tema di questa nuova novella di Chiang è la vita artificiale. L'opera è ambientata in un futuro non molto distante, quindici o vent'anni da oggi al massimo, come suggeriscono, ad esempio, l'utilizzo della tecnologia remota per i colloqui di lavoro e l'esplosione del fenomeno dei mondi virtuali alla "Second Life".
I veri protagonisti del romanzo breve sono i digienti, forme di vita autocosciente create nel mondo virtuale, esperimenti di simulazione e mutazione a partire da un genoma base, e istruite come cuccioli virtuali da addestrare. L'idea di base consiste proprio nella necessità da parte delle intelligenze artificiali di essere cresciute, istruite, di avere esperienze proprio come un uomo o un qualsiasi animale del mondo reale. Col passare del tempo, il fenomeno dei digienti e di altre creature ad essi ispirati, cresce oltre ogni aspettativa parimenti all'interazione e ai legami che si creano tra essi ed alcuni tra i loro creatori.
Si ripropone così il classico interrogativo circa la natura della vita, della coscienza e le differenze potenziali tra quella artificiale e quella naturale. Allo stesso tempo Chiang si e ci interroga sull'illusorietà della percezione del mondo in cui viviamo nella mirabile scena in cui, per la prima volta, un digiente assume il controllo di una periferica robotica che agisce nella nostra realtà.
In conclusione, un'ottima opera, ricca di contenuto e con una trama che appassiona e a tratti commuove anche il lettore il quale non può non affezionarsi a queste misteriose, piccole, ingenue creature col loro linguaggio fatto di frasi troncate e parole dolci. Peccato soltanto per il finale, in realtà mancante: il romanzo termina infatti senza un vero epilogo, lasciando la storia in sospeso.
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I veri protagonisti del romanzo breve sono i digienti, forme di vita autocosciente create nel mondo virtuale, esperimenti di simulazione e mutazione a partire da un genoma base, e istruite come cuccioli virtuali da addestrare. L'idea di base consiste proprio nella necessità da parte delle intelligenze artificiali di essere cresciute, istruite, di avere esperienze proprio come un uomo o un qualsiasi animale del mondo reale. Col passare del tempo, il fenomeno dei digienti e di altre creature ad essi ispirati, cresce oltre ogni aspettativa parimenti all'interazione e ai legami che si creano tra essi ed alcuni tra i loro creatori.
Si ripropone così il classico interrogativo circa la natura della vita, della coscienza e le differenze potenziali tra quella artificiale e quella naturale. Allo stesso tempo Chiang si e ci interroga sull'illusorietà della percezione del mondo in cui viviamo nella mirabile scena in cui, per la prima volta, un digiente assume il controllo di una periferica robotica che agisce nella nostra realtà.
In conclusione, un'ottima opera, ricca di contenuto e con una trama che appassiona e a tratti commuove anche il lettore il quale non può non affezionarsi a queste misteriose, piccole, ingenue creature col loro linguaggio fatto di frasi troncate e parole dolci. Peccato soltanto per il finale, in realtà mancante: il romanzo termina infatti senza un vero epilogo, lasciando la storia in sospeso.
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sabato 5 novembre 2011
Antologia LE TORRI DI CENERE di G.R.R. Martin
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Un discreto volume che raccoglie opere di narrativa breve di Martin, tra le quali il romanzo breve vincitore di un premio Hugo Canzone per Lya. Quasi tutti i racconti sono ambientati in un universo futuribile dove l'uomo ha colonizzato diversi pianeti ed è entrato in contatto, a volte pacifico, a volte no, con molteplici razze aliene. Tutte le opere sono valide da un punto di vista stilistico, molte per l'ambientazione o gli affascinanti scenari; poche invece hanno trame coinvolgenti. Martin predilige infatti uno stile quasi onirico in cui gli eventi appaiono sfumati, lasciati quasi appositamente in secondo piano per far prevalere riflessioni, pensieri ed emozioni.
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Un discreto volume che raccoglie opere di narrativa breve di Martin, tra le quali il romanzo breve vincitore di un premio Hugo Canzone per Lya. Quasi tutti i racconti sono ambientati in un universo futuribile dove l'uomo ha colonizzato diversi pianeti ed è entrato in contatto, a volte pacifico, a volte no, con molteplici razze aliene. Tutte le opere sono valide da un punto di vista stilistico, molte per l'ambientazione o gli affascinanti scenari; poche invece hanno trame coinvolgenti. Martin predilige infatti uno stile quasi onirico in cui gli eventi appaiono sfumati, lasciati quasi appositamente in secondo piano per far prevalere riflessioni, pensieri ed emozioni.
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domenica 23 ottobre 2011
NESSUN UOMO E' MIO FRATELLO
Il romanzo è ambientato in un un luogo e in un tempo imprecisato; diversi indizi suggeriscono però un'ambientazione nel sud est asiatico in un'epoca grosso modo contemporanea alla nostra. Lo scenario dipinto ritrae infatti la tipica società di un paese in via di sviluppo, megalopoli moderne circondate da campagne culturalmente arretrate dove il ritmo della vita procede ancora al passo della natura e seguendo le tradizioni di sempre.
L'elemento fantascientifico introdotto in questo scenario è uno solo ma comporta una vasta gamma di conseguenze: ogni uomo o donna nasce Vittima o Carnefice. Ad ogni carnefice il destino associata una vittima e la legge gli permette di ucciderla impunemente. All'inizio dell'adolescenza una V oppure una C compaiono sul corpo di ogni persona, permettendo di identificarne la natura, con un minuscolo neo o un segno ben marcato sul viso o, in rari casi, attraverso la forma di alcuni organi interni. Non viene fornita nessuna spiegazione sull'origine del segno esistenziale: potrebbe essere connaturato alla gente del luogo o il prodotto di qualche mutazione genetica, forse addirittura la conseguenza di un virus o di una manipolazione artificiale...
Ad ogni modo, tutti cercano di nascondere la propria natura celando il segno esistenziale con appositi cosmetici ma ogni vittima è in costante allerta, perchè sa di essere braccata in ogni momento... La condizione esistenziale di vittima pone la persona in una condizione di inferiorità, quella V posta da qualche parta sul proprio corpo è un marchio di vergogna che ne macchia l'esistenza e che deve essere celato in ogni modo, dissimulando magari la propria natura con un atteggiamento arrogante, aggressivo tale quale ci si può aspettare da un carnefice.
Il protagonista del romanzo è un giovane contadino, Enki Tath Minh. Reca su di sè la V che lo identifica come Vittima ma rifiuta le convenzioni sociali e prova un odio profondo verso i suoi simili che come animali al macello accettano i soprusi, le ingiustizie che si commettono ai loro danni. La sua lotta è la prosecuzione, anzi se vogliamo la naturale evoluzione, delle battaglie sociali e politiche condotte in passato dai suoi stessi genitori (i cui vaghi accenni ricordano in parte le lotte di movimenti contadini e operai come li conosciamo). Enki trascorre l'infanzia e l'adolescenza lavorando insieme a suo padre in una risaia, non ricordando praticamente nulla della propria madre. Il ritrovamento di alcuni oggetti posseduti dalla donna dà il via ad un escalation di conflittualità e violenza tra Enki e il padre che, complice la sua natura di carnefice, diviene il simbolo della natura feroce, bestiale, delle ingiustizie che Enki e le altre vittime devono sopportare e contro le quali il ragazzo vuole combattere. Enki rovescia la prospettiva comune, compiacendosi al tempo stesso sia della sua natura di vittima, la cui purezza viene associata alla madre in contrapposizione alla malvagia natura del carnefice paterno che, irrazionalmente, ha sempre incolpato della morte della donna, che del suo ruolo messianico, da liberatore.
Il romanzo è scritto con uno stile di altissimo livello. L'autrice ha pieno successo nel trasportare il lettore nella società contadina in cui la vicenda inizialmente si snoda, introducendo poco a poco le caratteristiche e le conseguenze sociali e psicologiche del segno esistenziale. La prosa è scorrevole, il vocabolario ricco, la narrazione fluente. I personaggi sono resi con maestria, le tinte quasi sadiche con cui sono dipinti alcuni (il padre di Enki primo fra tutti) ricordano la grottesca malvagità di Dickens. La trama è semplice, lontana dai complicati intrecci che si è abituati a vedere in altri tipi di fantascienza; le scene e gli episodi descritti proseguono ad un ritmo sempre più veloce e incalzante al progredire della vicenda, conducendo il lettore verso un finale avvincente e inaspettato.
Il mondo descritto dall'autrice è a tinte fosche, la dicotomia vittime / carnefici allude chiaramente allo stato in cui si trova a società reale, corrosa e distrutta da una conflittualità sempre più diffusa, da un egoismo che cancella ogni legame con la comunità. Tutti noi ci sentiamo vittime, sempre all'erta, impauriti dal possibile arrivo del nostro carnefice. Ma, come il finale chiarirà, c'è ancora una speranza: il destino non è immutabile ed è possibile lottare per modificare le cose. Enki lo ha dimostrato: nostra e solo nostra è la scelta di come vivere ogni giorno della nostra vita.
In conclusione, una lettura assolutamente consigliata e che rimarrà impressa in ogni lettore, forse non tanto per i contenuti, buoni sì ma non eccezionali, quanto per l'atmosfera e i toni con cui sono stati resi.
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L'elemento fantascientifico introdotto in questo scenario è uno solo ma comporta una vasta gamma di conseguenze: ogni uomo o donna nasce Vittima o Carnefice. Ad ogni carnefice il destino associata una vittima e la legge gli permette di ucciderla impunemente. All'inizio dell'adolescenza una V oppure una C compaiono sul corpo di ogni persona, permettendo di identificarne la natura, con un minuscolo neo o un segno ben marcato sul viso o, in rari casi, attraverso la forma di alcuni organi interni. Non viene fornita nessuna spiegazione sull'origine del segno esistenziale: potrebbe essere connaturato alla gente del luogo o il prodotto di qualche mutazione genetica, forse addirittura la conseguenza di un virus o di una manipolazione artificiale...
Ad ogni modo, tutti cercano di nascondere la propria natura celando il segno esistenziale con appositi cosmetici ma ogni vittima è in costante allerta, perchè sa di essere braccata in ogni momento... La condizione esistenziale di vittima pone la persona in una condizione di inferiorità, quella V posta da qualche parta sul proprio corpo è un marchio di vergogna che ne macchia l'esistenza e che deve essere celato in ogni modo, dissimulando magari la propria natura con un atteggiamento arrogante, aggressivo tale quale ci si può aspettare da un carnefice.
Il protagonista del romanzo è un giovane contadino, Enki Tath Minh. Reca su di sè la V che lo identifica come Vittima ma rifiuta le convenzioni sociali e prova un odio profondo verso i suoi simili che come animali al macello accettano i soprusi, le ingiustizie che si commettono ai loro danni. La sua lotta è la prosecuzione, anzi se vogliamo la naturale evoluzione, delle battaglie sociali e politiche condotte in passato dai suoi stessi genitori (i cui vaghi accenni ricordano in parte le lotte di movimenti contadini e operai come li conosciamo). Enki trascorre l'infanzia e l'adolescenza lavorando insieme a suo padre in una risaia, non ricordando praticamente nulla della propria madre. Il ritrovamento di alcuni oggetti posseduti dalla donna dà il via ad un escalation di conflittualità e violenza tra Enki e il padre che, complice la sua natura di carnefice, diviene il simbolo della natura feroce, bestiale, delle ingiustizie che Enki e le altre vittime devono sopportare e contro le quali il ragazzo vuole combattere. Enki rovescia la prospettiva comune, compiacendosi al tempo stesso sia della sua natura di vittima, la cui purezza viene associata alla madre in contrapposizione alla malvagia natura del carnefice paterno che, irrazionalmente, ha sempre incolpato della morte della donna, che del suo ruolo messianico, da liberatore.
Il romanzo è scritto con uno stile di altissimo livello. L'autrice ha pieno successo nel trasportare il lettore nella società contadina in cui la vicenda inizialmente si snoda, introducendo poco a poco le caratteristiche e le conseguenze sociali e psicologiche del segno esistenziale. La prosa è scorrevole, il vocabolario ricco, la narrazione fluente. I personaggi sono resi con maestria, le tinte quasi sadiche con cui sono dipinti alcuni (il padre di Enki primo fra tutti) ricordano la grottesca malvagità di Dickens. La trama è semplice, lontana dai complicati intrecci che si è abituati a vedere in altri tipi di fantascienza; le scene e gli episodi descritti proseguono ad un ritmo sempre più veloce e incalzante al progredire della vicenda, conducendo il lettore verso un finale avvincente e inaspettato.
Il mondo descritto dall'autrice è a tinte fosche, la dicotomia vittime / carnefici allude chiaramente allo stato in cui si trova a società reale, corrosa e distrutta da una conflittualità sempre più diffusa, da un egoismo che cancella ogni legame con la comunità. Tutti noi ci sentiamo vittime, sempre all'erta, impauriti dal possibile arrivo del nostro carnefice. Ma, come il finale chiarirà, c'è ancora una speranza: il destino non è immutabile ed è possibile lottare per modificare le cose. Enki lo ha dimostrato: nostra e solo nostra è la scelta di come vivere ogni giorno della nostra vita.
In conclusione, una lettura assolutamente consigliata e che rimarrà impressa in ogni lettore, forse non tanto per i contenuti, buoni sì ma non eccezionali, quanto per l'atmosfera e i toni con cui sono stati resi.
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sabato 15 ottobre 2011
IL POPOLO DELL'ORLO
L’opera è costituita da cinque racconti ambientati negli Stati Uniti devastati da una Terza Guerra Mondiale scoppiata, come si deduce da alcuni indizi sparsi nell'opera, sul finire del XX secolo e combattuta contro la Russia. Il filone principale dei cinque racconti, legati oltre che dal contesto anche dalla permanenza dei personaggi, è incentrato sul tentativo di ricostruzione ad opera della comunità mormone che fonda lo stato del Deseret, il cui governo è improntato su principi cristiani e biblici. I racconti sono incentrati sulle vicende personali e sull'interiorità dei personaggi; i cambiamenti sociali, il nuovo contesto politico non è mai descritto in maniera organica ma attraverso i numerosi indizi sparsi nell'opera. In particolare, numerosi sono i riferimenti al pensiero, agli usi, ai costumi e alla storia mormone i cui membri sono presentati come l'unica speranza di rinascita della civiltà. Le trame dei singoli racconti non sono particolarmente ricche di inventiva ma, cosa rara, i personaggi appaiono realmente vivi, persone integre, con parole e pensieri che suscitano emozioni. Il contesto particolare, quello del mondo mormone, infine, aggiunge un pizzico di novità al consueto scenario apocalittico.
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sabato 8 ottobre 2011
IL LUNGO SILENZIO
Il romanzo è una tipica opera di fantascienza postapocalittica, ambientato negli Stati Uniti. Misteriosi nemici hanno bombardato la costa orientale del paese utilizzando sia armi nucleari che batteriologiche: l'intera zona ad oriente del Missisipi è stata quindi isolata in quarentena. Il protagonista è un militare, il caporale Gary, che, per sfortunate circostanze, si ritrova dalla parte sbagliata del fiume e si ritrova dunque a lottare per la sopravvivenza in cittadine e campagne desolate, popolate da razziatori.
Un'ambientazione e uno scenario quindi classici e comuni a diversi romanzi e racconti. Quello che colpisce de Il Lungo Silenzio è l'assoluto realismo con cui Tucker ci presenta un personaggio lontano anni luce dai consueti eroi che popolano storie simili. Gary non sogna di riportare la pace, non desidera il riscatto degli oppressi o la fine delle violenze, non cerca neanche di costruire un proprio feudo personale... Gary cerca solo di sopravvivere, di andare avanti giorno dopo giorno, tentando di superare la tristezza e lo sconforto per il triste destino che gli è stato riservato. Tucker lancia anche qualche frecciata ai metodi di propaganda militare che descrivono, ingannando gli abitati dell'occidente, tutti i superstiti della zona contaminata come agenti del nemico, ricordando a Gary procedure analoghe utilizzate nella guerra del Vietnam cui ha partecipato, quella volta però dalla "parte giusta".
In conclusione, si tratta di un'opera sicuramente valida, dotata di un intreccio solido e buon ritmo di lettura, che appassiona il lettore fino all'ultima pagina, nonostante la mancanza di idee innovative e che mostra in maniera cruda, ma realistica, quanto sia sottile il confine che separa l'uomo civilizzato dall'uomo delle caverne, pronto a tornare alla dura lotta per la sopravvivenza.
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Un'ambientazione e uno scenario quindi classici e comuni a diversi romanzi e racconti. Quello che colpisce de Il Lungo Silenzio è l'assoluto realismo con cui Tucker ci presenta un personaggio lontano anni luce dai consueti eroi che popolano storie simili. Gary non sogna di riportare la pace, non desidera il riscatto degli oppressi o la fine delle violenze, non cerca neanche di costruire un proprio feudo personale... Gary cerca solo di sopravvivere, di andare avanti giorno dopo giorno, tentando di superare la tristezza e lo sconforto per il triste destino che gli è stato riservato. Tucker lancia anche qualche frecciata ai metodi di propaganda militare che descrivono, ingannando gli abitati dell'occidente, tutti i superstiti della zona contaminata come agenti del nemico, ricordando a Gary procedure analoghe utilizzate nella guerra del Vietnam cui ha partecipato, quella volta però dalla "parte giusta".
In conclusione, si tratta di un'opera sicuramente valida, dotata di un intreccio solido e buon ritmo di lettura, che appassiona il lettore fino all'ultima pagina, nonostante la mancanza di idee innovative e che mostra in maniera cruda, ma realistica, quanto sia sottile il confine che separa l'uomo civilizzato dall'uomo delle caverne, pronto a tornare alla dura lotta per la sopravvivenza.
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sabato 1 ottobre 2011
CYBERIADE di Stanislaw Lem
L'opera, in realtà, non è un romanzo ma una collezione di racconti che hanno per protagonisti due scienziati, due geniali costruttori di nome Trurl e Klapaucius, con le loro invenzioni, i loro viaggi e le loro avventure per la galassia. Nel corso del libro si capisce come i due non siano umani ma dei robot, discendenti da macchine forse ribellatesi agli umani molto tempo prima.
I racconti sono tutti di matrice umoristica, caratterizzati dal divertentissimo uso di neologismi e dall'adattamento di concetti scientifici a situazioni paradossali o comiche. In diversi episodi si scorge un chiaro intento satirico verso taluni difetti della società contemporanea; quasi tutti contengono riferimenti o riflessioni di carattere filosofico o scientifico.
Detto questo, la trama dei singoli episodi è spesso un po' banale e alcune pagine risultano noiose o eccessivamente prolisse. Un'opera quindi singolare, sicuramente nel complesso divertente, valida soprattutto dal punto di vista stilistico con alcuni passi davvero esileranti seppur con qualche pausa di troppo e la mancanza di un filo conduttore che guidi l'intera vicenda. Da questo punto di vista quindi inferiore ad un'opera molto simile come Guida Galattica per Autostoppisti.
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I racconti sono tutti di matrice umoristica, caratterizzati dal divertentissimo uso di neologismi e dall'adattamento di concetti scientifici a situazioni paradossali o comiche. In diversi episodi si scorge un chiaro intento satirico verso taluni difetti della società contemporanea; quasi tutti contengono riferimenti o riflessioni di carattere filosofico o scientifico.
Detto questo, la trama dei singoli episodi è spesso un po' banale e alcune pagine risultano noiose o eccessivamente prolisse. Un'opera quindi singolare, sicuramente nel complesso divertente, valida soprattutto dal punto di vista stilistico con alcuni passi davvero esileranti seppur con qualche pausa di troppo e la mancanza di un filo conduttore che guidi l'intera vicenda. Da questo punto di vista quindi inferiore ad un'opera molto simile come Guida Galattica per Autostoppisti.
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domenica 18 settembre 2011
SULLE ORME DEGLI ANGELI
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Il romanzo è ambientato in un sistema solare colonizzato dall’uomo in cui i viaggi interplanetari sono resi possibili dalla tecnologia zipdrive che permette di raggiungere una velocità pari al 5% di quella della luce compiendo balzi al di fuori del continuum spazio temporale. In questo scenario, un numero sempre maggior di persone, senza alcun legame tra loro, cade vittima di una misteriosa malattia che li porta in uno stato vegetativo in cui tutte le funzioni coscienti vengono meno. Tale sorte tocca anche alla figlia del ricchissimo Max Feyman che si getta alla disperata ricerca di una cura girovagando per tutto il sistema solare. La risposta sarà però una vera sorpresa…
L’unico aspetto originale del romanzo è la descrizione del metodo di propulsione zipdrive e di alcuni fenomeni ad esso collegati (come il tentativo di zippare, ovvero compiere un unico balzo, attraverso il sole). Per il resto la trama si limita ad un intreccio di space opera avventurosa con una carrellata di personaggi improbabili e una storia d’amore ai limiti dell’assurdità, con un finale sì abbastanza sorprendente ma rispondente ad una sorta di misticismo illogico che mal si coniuga, a mio parere, con il genere fantascientifico. Fortunatamente, perlomeno lo stile è di buon livello e il ritmo rapido e incalzante degli eventi nasconde, almeno in parte, l’inconsistenza di fondo dell’opera.
Il romanzo è ambientato in un sistema solare colonizzato dall’uomo in cui i viaggi interplanetari sono resi possibili dalla tecnologia zipdrive che permette di raggiungere una velocità pari al 5% di quella della luce compiendo balzi al di fuori del continuum spazio temporale. In questo scenario, un numero sempre maggior di persone, senza alcun legame tra loro, cade vittima di una misteriosa malattia che li porta in uno stato vegetativo in cui tutte le funzioni coscienti vengono meno. Tale sorte tocca anche alla figlia del ricchissimo Max Feyman che si getta alla disperata ricerca di una cura girovagando per tutto il sistema solare. La risposta sarà però una vera sorpresa…
L’unico aspetto originale del romanzo è la descrizione del metodo di propulsione zipdrive e di alcuni fenomeni ad esso collegati (come il tentativo di zippare, ovvero compiere un unico balzo, attraverso il sole). Per il resto la trama si limita ad un intreccio di space opera avventurosa con una carrellata di personaggi improbabili e una storia d’amore ai limiti dell’assurdità, con un finale sì abbastanza sorprendente ma rispondente ad una sorta di misticismo illogico che mal si coniuga, a mio parere, con il genere fantascientifico. Fortunatamente, perlomeno lo stile è di buon livello e il ritmo rapido e incalzante degli eventi nasconde, almeno in parte, l’inconsistenza di fondo dell’opera.
PAURA DEGLI STRANIERI
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L’astronave Hope è tornata dalla prima missione di esplorazione di un altro sistema solare, Proxima Centauri. Dell’intero equipaggio sono però sopravvissuti soltanto in tre, affetti da quella che, inizialmente, sembra essere solo una semplice malattia ma che si rivelerà qualcosa di molto più pericoloso… Mentre il governo terrestre ha deciso di rispedirli nello spazio profondo, un gruppo di ribelli marziani cerca di salvare i contagiati, pensando di scoprire un segreto compromettente per la Terra…
Lettura discreta ma nulla di più. Lo scenario è tratteggiato in maniera sbrigativa e approssimativa; la vicenda si concentra su un intreccio d’avventura, simil poliziesco, che di fantascientifico ha l’ambientazione e poco altro. La trama in sé non è malvagia, è dotata di un buon ritmo e, alla fin fine, la lettura risulta sufficientemente avvincente; un finale piatto, tuttavia, senza nessun motivo di orginalità, delude ancora il lettore.
L’astronave Hope è tornata dalla prima missione di esplorazione di un altro sistema solare, Proxima Centauri. Dell’intero equipaggio sono però sopravvissuti soltanto in tre, affetti da quella che, inizialmente, sembra essere solo una semplice malattia ma che si rivelerà qualcosa di molto più pericoloso… Mentre il governo terrestre ha deciso di rispedirli nello spazio profondo, un gruppo di ribelli marziani cerca di salvare i contagiati, pensando di scoprire un segreto compromettente per la Terra…
Lettura discreta ma nulla di più. Lo scenario è tratteggiato in maniera sbrigativa e approssimativa; la vicenda si concentra su un intreccio d’avventura, simil poliziesco, che di fantascientifico ha l’ambientazione e poco altro. La trama in sé non è malvagia, è dotata di un buon ritmo e, alla fin fine, la lettura risulta sufficientemente avvincente; un finale piatto, tuttavia, senza nessun motivo di orginalità, delude ancora il lettore.
sabato 27 agosto 2011
PARTENZA DA ZERO di James White
Il romanzo affronta un grande classico della letteratura militare da un punto di vista prettamente fantascientifico: la fuga di un gruppo di prigionieri di guerra. La guerra in questione vede opporsi l’umanità e una specie aliena, i Bugs che, di comune accordo, decidono di lasciare i rispettivi prigionieri su pianeti non ancora colonizzati.
Il protagonista dell’opera è il Maresciallo di Settore Warren che, arrivato sul pianeta, deve vedersela con il clima di divisione che si è generato tra i “Civili”, che hanno rinunciato all’idea di fuggire, e il “Comitato”, composto dagli ufficiali più integerrimi che considerano la fuga un dovere imprescindibile.
Warren cerca di conciliare saggiamente le diverse posizioni indirizzandole verso un comune obiettivo, la fuga. Questa si rivelerà però un affare secondario quando Warren si renderà conto delle conseguenze di questa insensata guerra...
Opera breve ma godibile, con una trama avvincente e scritta nel consueto stile di White, semplice, immediato, ma mai noioso né banale. Lettura consigliata.
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Il protagonista dell’opera è il Maresciallo di Settore Warren che, arrivato sul pianeta, deve vedersela con il clima di divisione che si è generato tra i “Civili”, che hanno rinunciato all’idea di fuggire, e il “Comitato”, composto dagli ufficiali più integerrimi che considerano la fuga un dovere imprescindibile.
Warren cerca di conciliare saggiamente le diverse posizioni indirizzandole verso un comune obiettivo, la fuga. Questa si rivelerà però un affare secondario quando Warren si renderà conto delle conseguenze di questa insensata guerra...
Opera breve ma godibile, con una trama avvincente e scritta nel consueto stile di White, semplice, immediato, ma mai noioso né banale. Lettura consigliata.
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domenica 21 agosto 2011
VITA CON GLI AUTOMI di James White
Una terribile guerra nucleare distrugge quasi ogni forma di vita sulla Terra. Nel 2308, il protagonista, uno studente di medicina di nome Ross, si risveglia dal Grande sonno, uno stato di animazione sospesa in cui venivano immersi i malati non ancora curabili con le tecnologie dell'epoca. Ross si risveglia in un ospedale, privo di vita al di fuori di sè stesso, senza nessun'altra compagnia a parte quella dei robot.
Dai documenti conservati, Ross apprende la triste storia toccata al pianeta e, dopo una lunga e vana ricerca, capisce di essere l’ultimo uomo ancora in vita. In bilico tra pazzia e tentazioni suicide, Ross decide dunque di dare vita ad un progetto destinato a durare secoli, anzi migliaia, millenni di anni: riportare la vita sul pianeta. Dopo millenni, saranno però i robot, evolutisi ormai in forme e modi che Ross non potrebbe neanche comprendere, a regalare una nuova felicità all'ultimo esponente della razza umana.
Bel romanzo che si distingue soprattutto per lo stile calmo, riflessivo, introspettivo. L’autore riesce nell’intento di trasmettere i pensieri, le emozioni dell’ultimo uomo sopravvissuto, abbinandoli ad un chiaro e forte messaggio pacifista. I robot sono i fautori di un’utopia, i buoni demiurghi di una nuova umanità, cresciuta senza guerre, conflitti o violenza.
L’Infermiera 5B, il modello più avanzato che accoglie Ross al primo risveglio, e il rapporto che viene a formarsi tra uomo e robot hanno tratti fortemente Asimoviani nella misura in cui il robot acquisisce, poco alla volta, sempre maggior umanità, arrivando a rendere insignificante o quasi la distinzione uomo/macchina che separa le anime dei due esseri senzienti.
Nonostante la cadenza lenta e il ritmo rilassante della narrazione, il romanzo possiede una trama avvincente, mai pesante o noiosa, dimostrazione di come non siano necessari complicatissimi intrecci o decine di personaggi per rendere appassionante una lettura. In conclusione, una lettura rilassante e consigliata.
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Dai documenti conservati, Ross apprende la triste storia toccata al pianeta e, dopo una lunga e vana ricerca, capisce di essere l’ultimo uomo ancora in vita. In bilico tra pazzia e tentazioni suicide, Ross decide dunque di dare vita ad un progetto destinato a durare secoli, anzi migliaia, millenni di anni: riportare la vita sul pianeta. Dopo millenni, saranno però i robot, evolutisi ormai in forme e modi che Ross non potrebbe neanche comprendere, a regalare una nuova felicità all'ultimo esponente della razza umana.
Bel romanzo che si distingue soprattutto per lo stile calmo, riflessivo, introspettivo. L’autore riesce nell’intento di trasmettere i pensieri, le emozioni dell’ultimo uomo sopravvissuto, abbinandoli ad un chiaro e forte messaggio pacifista. I robot sono i fautori di un’utopia, i buoni demiurghi di una nuova umanità, cresciuta senza guerre, conflitti o violenza.
L’Infermiera 5B, il modello più avanzato che accoglie Ross al primo risveglio, e il rapporto che viene a formarsi tra uomo e robot hanno tratti fortemente Asimoviani nella misura in cui il robot acquisisce, poco alla volta, sempre maggior umanità, arrivando a rendere insignificante o quasi la distinzione uomo/macchina che separa le anime dei due esseri senzienti.
Nonostante la cadenza lenta e il ritmo rilassante della narrazione, il romanzo possiede una trama avvincente, mai pesante o noiosa, dimostrazione di come non siano necessari complicatissimi intrecci o decine di personaggi per rendere appassionante una lettura. In conclusione, una lettura rilassante e consigliata.
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giovedì 11 agosto 2011
INRI di Michael Moorcock
Il titolo è quasi uno spoiler del romanzo: il protagonista dell'opera è infatti un giovane, di nome Karl Glogauer, che, tramite una macchina del tempo, si reca nella Palestina ai tempi di Cristo per assistere alla Sua morte. A differenza di molti romanzi basati sul viaggio temporale, l'autore non si sofferma minimamente su dettagli tecnici o strane teorie scientifiche che ne permettono la realizzazione. Il romanzo è infatti completamente incentrato sul travaglio interiore, religioso e psicologico del protagonista, di cui il lettore può comprenderne vita e psiche attraverso i numerosi flash back che si inseriscono all'interno del filone principale della narrazione, situato nel 29 d.C.
Glogauer è un sostenitore delle teorie Junghiane del mito e, come il titolo preannuncia, sarà lui stesso a dover "vivere una menzogna per creare la verità", in un classico e provocatorio paradosso temporale. Nonostante il finale annunciato, il libro si divora in un fiato, per l'abilità dell'autore nel creare una storia affascinante, ricca di inviti alla riflessione e di provocazioni (a volte fin troppo forti, se pensiamo ad esempio al ritratto storico che viene fornito della Sacra Famiglia) ma allo stesso tempo scevra da pause pedanti, con una cadenza e un ritmo incalzante. L'autore, il narratore sembrano sparire, sono presenze invisibili, sopraffatte dagli eventi, dai tanti piccoli episodi della vita di Glogauer che si succedono uno dopo l'altro senza tregua.
Troppo affrettato è però il finale; in poche pagine, infatti, viene liquidato l'evento clou a cui tutto il romanzo tende, ovvero la Passione e la Crocifissione di Cristo, tanto che, a lettura terminata, rimane al lettore un senso di incompiutezza simile a quello che si proverebbe dopo aver ascoltato il crescendo entusiasmante di una sinfonia privato, però, dell'esplosione finale.
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Glogauer è un sostenitore delle teorie Junghiane del mito e, come il titolo preannuncia, sarà lui stesso a dover "vivere una menzogna per creare la verità", in un classico e provocatorio paradosso temporale. Nonostante il finale annunciato, il libro si divora in un fiato, per l'abilità dell'autore nel creare una storia affascinante, ricca di inviti alla riflessione e di provocazioni (a volte fin troppo forti, se pensiamo ad esempio al ritratto storico che viene fornito della Sacra Famiglia) ma allo stesso tempo scevra da pause pedanti, con una cadenza e un ritmo incalzante. L'autore, il narratore sembrano sparire, sono presenze invisibili, sopraffatte dagli eventi, dai tanti piccoli episodi della vita di Glogauer che si succedono uno dopo l'altro senza tregua.
Troppo affrettato è però il finale; in poche pagine, infatti, viene liquidato l'evento clou a cui tutto il romanzo tende, ovvero la Passione e la Crocifissione di Cristo, tanto che, a lettura terminata, rimane al lettore un senso di incompiutezza simile a quello che si proverebbe dopo aver ascoltato il crescendo entusiasmante di una sinfonia privato, però, dell'esplosione finale.
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domenica 7 agosto 2011
GLI UMANOIDI
Il romanzo è ambientato in un futuro imprecisato, circa mille anni dopo che dalla Terra sono partite le prime spedizioni di esplorazione spaziale. Innumerevoli pianeti nel frattempo sono stati colonizzati ma, persi i contratti con il pianeta madre e le altre colonie, ciascuna civiltà umana ha dovuto affrontare da sola i cicli della storia ripassando dalle barbarie ad una nuova era tecnologica.
Su un pianeta di nome Wing IV, Warren Mansfield, stanco delle guerre e dall'uso distorto della tecnologia, crea gli Umanoidi, androidi col compito di "Servire e obbedire e difendere l'uomo dal male". Le buone parole però vengono prese troppo alla lettera dai robot che, nel solco della più classica sindrome di Frankenstein, finiscono per vietare all'uomo, su ogni pianeta dove si stabiliscono, quasi ogni forma di attività, dato che quasi tutto può essere potenzialmente pericoloso...
Sarà uno scienziato di un lontano pianeta, Clay Forester, dalla vita tormentata e delusa, ad ergersi come ultima difesa dell'umanità nei confronti del giogo degli Umanoidi, sfruttando la scoperta di nuove forze della natura. Alla fine emergerà però una verità insospettabile...
Classico romanzo dell'Età dell'Oro della Fantascienza per temi, stile, narrazione, rimane una lettura interessante nonostante alcune lacune o ingenuità (il lontano pianeta del protagonista sembra la fotocopia della Terra, non si spiega come mai anni prima si sono persi i contatti tra le colonie etc...). Alcune pagine di spiegazioni scientifiche o pseudotali potevano essere tranquillamente evitate. Il finale, la cui interpretazione è tutt'altro che univoca, è al tempo stesso sorprendente, quasi spiazzante, e inquietante... Nel complesso una buona lettura, scorrevole e appassionante nonostante qualche pausa di troppo; valido anche il ritratto del protagonista, Clay Forester, descritto in maniera vivida grazie a diversi periodi di introspezione psicologica.
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Su un pianeta di nome Wing IV, Warren Mansfield, stanco delle guerre e dall'uso distorto della tecnologia, crea gli Umanoidi, androidi col compito di "Servire e obbedire e difendere l'uomo dal male". Le buone parole però vengono prese troppo alla lettera dai robot che, nel solco della più classica sindrome di Frankenstein, finiscono per vietare all'uomo, su ogni pianeta dove si stabiliscono, quasi ogni forma di attività, dato che quasi tutto può essere potenzialmente pericoloso...
Sarà uno scienziato di un lontano pianeta, Clay Forester, dalla vita tormentata e delusa, ad ergersi come ultima difesa dell'umanità nei confronti del giogo degli Umanoidi, sfruttando la scoperta di nuove forze della natura. Alla fine emergerà però una verità insospettabile...
Classico romanzo dell'Età dell'Oro della Fantascienza per temi, stile, narrazione, rimane una lettura interessante nonostante alcune lacune o ingenuità (il lontano pianeta del protagonista sembra la fotocopia della Terra, non si spiega come mai anni prima si sono persi i contatti tra le colonie etc...). Alcune pagine di spiegazioni scientifiche o pseudotali potevano essere tranquillamente evitate. Il finale, la cui interpretazione è tutt'altro che univoca, è al tempo stesso sorprendente, quasi spiazzante, e inquietante... Nel complesso una buona lettura, scorrevole e appassionante nonostante qualche pausa di troppo; valido anche il ritratto del protagonista, Clay Forester, descritto in maniera vivida grazie a diversi periodi di introspezione psicologica.
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domenica 31 luglio 2011
MILLEMONDI ESTATE 1994
Antologia di bassa qualità, con alcuni racconti davvero infelici, tra cui soltanto Ospite d'Onore di Robert Reed e Le Sepolture di Thomas M. Disch meritano davvero la lettura
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martedì 12 luglio 2011
CAULDRON FORNACE DI STELLE
L'opera è ambientata in un XXIII secolo che ha accantonato i viaggi spaziali. Esiste la tecnologia che permette i viaggi iperluminari e divere missioni umane hanno anche trovato vita intelligente ma i costi e altre priorità, l'emergenza climatica in primis, hanno frenato la corsa verso le stelle. I protagonisti del romanzo appartengono alla ristretta schiera di coraggiosi che continuano a lottare per esplorare il cosmo, tra loro la figlia di chi, il secolo prima, aveva captato il primo messaggio alieno. Tutto cambia quando un geniale fisico scopre un nuovo metodo di propulsione che aumenta di centinaia di volte la velocità raggiungibile. I nostri eroi possono così imbarcarsi in una favolosa missione fino a raggiungere il cuore della galassia, per scoprire le risposte ad alcuni dei quesiti che ancora non hanno ricevuto risposta...
L'autore riesce a rendere bene l'atmosfera, quel senso di tristezza e insoddisfazione che permea i protagonisti che lottano contro l'abbandono dello spazio prima della strabiliante scoperta che li porterà dove mai nessun uomo era stato prima. La prima parte del romanzo, incentrata sul fallimento dei primi esperimenti della nuova propulsione e sul difficile avvio dell'impresa, rischia però di annoiare il lettore. La seconda parte, ambientata finalmente nel cosmo, sembra invece meno curata e manca completamente di originalità: la prima civiltà aliena che si incontra è, in maniera totalmente inverosimile, la fotocopia di quella umana mentre sul secondo pianeta visitato la festa è rovinata da un serpentone gigante. Forse un po' più di inventiva non avrebbe guastato, considerato anche che il viaggio avviene attraverso una semplice variante del solito iperspazio...
Nel complesso quindi un'opera discreta, con idee nel complesso banali e una trama valida a tratti, che si salva l'abilità dell'autore nel creare personaggi vivi, con emozioni e sentimenti palpabili.
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L'autore riesce a rendere bene l'atmosfera, quel senso di tristezza e insoddisfazione che permea i protagonisti che lottano contro l'abbandono dello spazio prima della strabiliante scoperta che li porterà dove mai nessun uomo era stato prima. La prima parte del romanzo, incentrata sul fallimento dei primi esperimenti della nuova propulsione e sul difficile avvio dell'impresa, rischia però di annoiare il lettore. La seconda parte, ambientata finalmente nel cosmo, sembra invece meno curata e manca completamente di originalità: la prima civiltà aliena che si incontra è, in maniera totalmente inverosimile, la fotocopia di quella umana mentre sul secondo pianeta visitato la festa è rovinata da un serpentone gigante. Forse un po' più di inventiva non avrebbe guastato, considerato anche che il viaggio avviene attraverso una semplice variante del solito iperspazio...
Nel complesso quindi un'opera discreta, con idee nel complesso banali e una trama valida a tratti, che si salva l'abilità dell'autore nel creare personaggi vivi, con emozioni e sentimenti palpabili.
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sabato 9 luglio 2011
DULA DI MARTE di Joe Haldeman
Il romanzo affronta uno dei temi classici della fantascienza, la colonizzazione di un pianeta (in particolare Marte) e l’incontro con una specie aliena senziente. Per tutta la durata del romanzo, la narrazione avviene dal punto di vista della protagonista, Carmen Dula, una giovane di 19 anni che, con la sua famiglia, fa parte di una delle prime spedizioni di coloni sul pianeta rosso. Gli eventi procedono in parallelo alla crescita interiore della protagonista, schema tipico di tante opere di Heinlein per esempio. La narrazione dagli occhi del personaggio si riflette anche nello stile di scrittura, caratterizzato da un vocabolario molto diretto e informale, periodi brevi, lessico “giovanile”.
La prima parte dell’opera è dedicata ad una minuziosa descrizione del viaggio, prima a bordo dell’Ascensore Spaziale e poi sull’astronave John Carter, con tutti i problemi, i fastidi, gli inconvenienti ad esso connessi (il cibo, l’igiene personale…). Qui Haldeman fa emergere tutta la sua preparazione scientifica e la sua abilità di grande scrittore di hard sf realistica.
Nella seconda parte dell’opera, Carmen, arrivata su Marte, deve adattarsi ai ritmi di vita della colonia, il tutto condito da un difficile rapporto con l’autorità in loco, secondo uno dei più classici degli schemi narrativi. Tutto cambia con la scoperta dei Marziani, che trasportano Carmen in un colpo solo nel mondo degli adulti e delle responsabilità. Molto ben riuscito è il ritratto di “Rosso”, il leader, se così si può chiamare, di questi alieni dalla cultura misteriosa, a loro stessi per vasti tratti sconosciuta, per motivi che saranno chiariti nel corso dell’opera. I momenti dell’incontro con gli alieni sono, invece, una delle maggiori lacune del romanzo, essendo completamente privi di quegli elementi di stupore, di incredulità o di terrore, insomma di quelle emozioni forti che, quali esse siano, devono obbligatoriamente contraddistinguere il “primo contatto”.
Nella terza parte dell’opera ritroviamo Carmen e gli altri personaggi, pochi anni dopo gli eventi narrati in precedenza. Gli eventi assumono una prospettiva molto più ampia con l’entrata sulla scena di nuovi e sconosciuti pericoli cosmici che minacciano la Terra medesima. E’ sicuramente la parte con maggior suspence dell’intero romanzo ed è un peccato che, forse per ragioni editoriali, finisca in maniera così sbrigativa, lasciando nel lettore quel senso di vuoto tipico di quei romanzi che terminano in maniera troppo brusca.
Nel complesso, Dula di Marte si tratta sicuramente di un buon romanzo, privo a dire il vero di idee particolarmente innovative, ma con una trama appassionante che tiene incollati alla lettura, uno stile scorrevole, veloce, divertente e mai noioso. Con qualche sforzo in più poteva diventare un nuovo grande classico, ma anche così vale sicuramente la lettura.
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La prima parte dell’opera è dedicata ad una minuziosa descrizione del viaggio, prima a bordo dell’Ascensore Spaziale e poi sull’astronave John Carter, con tutti i problemi, i fastidi, gli inconvenienti ad esso connessi (il cibo, l’igiene personale…). Qui Haldeman fa emergere tutta la sua preparazione scientifica e la sua abilità di grande scrittore di hard sf realistica.
Nella seconda parte dell’opera, Carmen, arrivata su Marte, deve adattarsi ai ritmi di vita della colonia, il tutto condito da un difficile rapporto con l’autorità in loco, secondo uno dei più classici degli schemi narrativi. Tutto cambia con la scoperta dei Marziani, che trasportano Carmen in un colpo solo nel mondo degli adulti e delle responsabilità. Molto ben riuscito è il ritratto di “Rosso”, il leader, se così si può chiamare, di questi alieni dalla cultura misteriosa, a loro stessi per vasti tratti sconosciuta, per motivi che saranno chiariti nel corso dell’opera. I momenti dell’incontro con gli alieni sono, invece, una delle maggiori lacune del romanzo, essendo completamente privi di quegli elementi di stupore, di incredulità o di terrore, insomma di quelle emozioni forti che, quali esse siano, devono obbligatoriamente contraddistinguere il “primo contatto”.
Nella terza parte dell’opera ritroviamo Carmen e gli altri personaggi, pochi anni dopo gli eventi narrati in precedenza. Gli eventi assumono una prospettiva molto più ampia con l’entrata sulla scena di nuovi e sconosciuti pericoli cosmici che minacciano la Terra medesima. E’ sicuramente la parte con maggior suspence dell’intero romanzo ed è un peccato che, forse per ragioni editoriali, finisca in maniera così sbrigativa, lasciando nel lettore quel senso di vuoto tipico di quei romanzi che terminano in maniera troppo brusca.
Nel complesso, Dula di Marte si tratta sicuramente di un buon romanzo, privo a dire il vero di idee particolarmente innovative, ma con una trama appassionante che tiene incollati alla lettura, uno stile scorrevole, veloce, divertente e mai noioso. Con qualche sforzo in più poteva diventare un nuovo grande classico, ma anche così vale sicuramente la lettura.
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giovedì 23 giugno 2011
LAZARUS DI ALBERTO COLA
Il romanzo è ambientato in un Giappone futuribile in cui il conflitto/simbiosi tra tradizione e tecnologia ha raggiunto nuove vette. La maggior parte della vicenda avviene tra i grattacieli e le insegne luminose di una Tokyo gigantesca e inquietante, dominata dalla yakuza, dalle multinazionali e da un potere politico dispotico che spinge la popolazione ad abbandonare la desolata e inquinata campagna per ammassarsi nella metropoli, dov'è più controllabile.
Il romanzo racconta l'avventura di Gabriel, un mistico, una sorta di potente telepate, e del rigenerato, una specie di clone di una persona morta, del grande Mishima. Scene ad alta tensione si alternano a dialoghi introspettivi e momenti di riflessione seppur con contenuti abbastanza ricorrenti in opere che trattano di clonazione, prolungamento della vita o simili.
Nel complesso una buona lettura, con la particolarità di un'ambientazione, quella Giapponese, abbastanza inusuale e che l'autore riesce a riprodurre nei suoi toni molto specifici in maniera ben riuscita.
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Il romanzo racconta l'avventura di Gabriel, un mistico, una sorta di potente telepate, e del rigenerato, una specie di clone di una persona morta, del grande Mishima. Scene ad alta tensione si alternano a dialoghi introspettivi e momenti di riflessione seppur con contenuti abbastanza ricorrenti in opere che trattano di clonazione, prolungamento della vita o simili.
Nel complesso una buona lettura, con la particolarità di un'ambientazione, quella Giapponese, abbastanza inusuale e che l'autore riesce a riprodurre nei suoi toni molto specifici in maniera ben riuscita.
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sabato 18 giugno 2011
GENIUS 01 di CINZIA DI MAURO
Finalista al Premio Urania 2004, ancora finalista al Premio Fantascienza.com 2006, il romanzo Genius_01 di Cinzia Di Mauro trova finalmente uno sbocco editoriale grazie a Ledizioni Milano. Il libro esce contemporaneamente in versione stampata e in ebook. Già disponibile il sequel Genius_02 e presto Genius_03.
La quarta di copertina. Anno 2092. Nel Vecchio Mondo inquinato dal silicio e dall'umidità dell'energia a idrogeno, si dipana un thriller poliziesco dal ritmo serrato. I suoi protagonisti sono condotti, in un'atmosfera soffocante, attraverso quartieri della Repubblica Federale Europea corrotti, disgregati, ricostruiti sinteticamente: il centro ginevrino blindato sotto una cupola climatizzata, Milano tra la Certosa e il Duomo sorretta da esoscheletri, S. Lorenzo oppresso e sgretolato da un calore liquescente, Belleville di Parigi trasformato in una casba autarchica.
Abraham Cohen, commissario della dipartimentale ginevrina, ebreo sradicato, violento, soggetto a stati allucinatori da droga, con un passato di sregolatezza e delinquenza, è costretto a scavare al fondo della verità dell'omicidio della moglie. Sarah Cohen è stata, dunque, vittima di un attentato di matrice islamica o bersaglio premeditato di un'attività d'intelligence?
Insieme agli amici e colleghi della polizia federale, Moses Levi, tenente carismatico e ferreo nel rispetto delle regole, e Jorge Maria Ibañez Unamuno, sottotenente di estrazione popolare anch'egli fuori dalle righe, Cohen travalica i limiti della legalità nel perseguimento di una vendetta impossibile. Tassello dopo tassello, la JEA Corporate, colosso economico mondiale, per la quale la donna lavorava come genetista di punta, si scopre essere un elemento-chiave delle indagini. Il paradiso equatoriale, in cui essa ha sede, cela l'ultimo orrore: Genius. Centinaia di morti per nasconderlo al resto del mondo basteranno alla sete di sangue della JEA?
lunedì 13 giugno 2011
MILLEMONDI ESTATE 1987
Ecco la scheda con i racconti e i romanzi brevi presenti in questa antologia:
clicca qui
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lunedì 6 giugno 2011
LA PESTE DIGITALE
Seguito di La Chiesa Elettrica, anche questo romanzo è incentrato sulla figura di Avery Cates che, pochi anni dopo gli eventi narrati nel romanzo precedente, ritroviamo nei panni di uno dei più ricchi e temuti criminali di New York. Il Mondo del Sistema non è sostanzialmente mutato; si è acuito però lo scontro tra le Forze di Sicurezza del Sistema dell’onnipresente Dick Marin e i Segretari che pianificano di ricostituire l’esercito, in modo da avere un corpo militare autonomo.
Cates si trova nuovamente in balia degli eventi, paziente zero di una misteriosa epidemia genetica che rischia di sterminare l’intera umanità. Fianco a fianco con quelli che sono sempre stati i suoi tradizionali nemici, gli agenti delle Forze di Sicurezza, dovrà lottare contro una minaccia che sembrava aver distrutto anni prima: Squalor e i Monaci.
Il romanzo mantiene intatte le caratteristiche del volume precedente: intreccio mozzafiato e lettura scorrevole, piena zeppa di scontri a fuoco e scene ad alta tensione. Rimangono una caratterizzazione dei personaggi un po’ carente e una descrizione del contesto piuttosto scarna, seppur con già maggiori spunti rispetto al romanzo precedente. Lettura anche questa consigliata, ma, come spesso accade nei seguiti, priva di quell’elemento di novità e freschezza di cui La Chiesa Elettrica era in possesso.
La lettura del volume precedente è consigliata ma non è indispensabile: l’opera possiede infatti una sua indipendenza e unità narrativa.
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Cates si trova nuovamente in balia degli eventi, paziente zero di una misteriosa epidemia genetica che rischia di sterminare l’intera umanità. Fianco a fianco con quelli che sono sempre stati i suoi tradizionali nemici, gli agenti delle Forze di Sicurezza, dovrà lottare contro una minaccia che sembrava aver distrutto anni prima: Squalor e i Monaci.
Il romanzo mantiene intatte le caratteristiche del volume precedente: intreccio mozzafiato e lettura scorrevole, piena zeppa di scontri a fuoco e scene ad alta tensione. Rimangono una caratterizzazione dei personaggi un po’ carente e una descrizione del contesto piuttosto scarna, seppur con già maggiori spunti rispetto al romanzo precedente. Lettura anche questa consigliata, ma, come spesso accade nei seguiti, priva di quell’elemento di novità e freschezza di cui La Chiesa Elettrica era in possesso.
La lettura del volume precedente è consigliata ma non è indispensabile: l’opera possiede infatti una sua indipendenza e unità narrativa.
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sabato 21 maggio 2011
AUTOCRISI di Pierfrancesco Prosperi
Anni ’90 del secolo scorso: l’uomo ha scoperto il viaggio interstellare ma è una razza aliena, i Dakopiani, a contattare per prima la Terra. Intanto, sul nostro pianeta l’industria automobilistica ha allargato a dismisura la propria influenza; quasi tutti i marchi (Fiat e Ferrari comprese) sono nelle mani dei due colossi americani: la GenerAuto, ex General Motors, e la ChrysFord, nata dalla fusione di Chrysler e Ford.
Dakopi rivela un potenziale di mercato enorme per il settore automobilistico: le caratteristiche geografiche di quel mondo hanno infatti frenato l’industria aliena del settore dei trasporti su strada. Inizia così una grande campagna di esportazione del modello automobilistico umano su Dakopi che prevede la costruzione di autostrade, punti vendita e impianti industriali in loco.
Ben presto però i Dakopiani scoprono il lato negativo della medaglia, scossi dalle innumerevoli morti provocate dalle folli velocità delle automobili moderne, e interrompono i rapporti commerciali con la Terra, accusando gli umani di “genocidio automobilistico”. Loro alleati sono i membri della Lega contro gli eccessi della Motorizzazione, che si battono contro gli eccessi della follia automobilistica. Alla fine GenerAuto e ChrysFord dovranno arrendersi e accettare le richieste della Lega per una maggior sicurezza dei guidatori, nonostante questo comporti un calo dei loro profitti.
Opera sicuramente originale per l'angolazione da cui è narrata la vicenda, il romanzo possiede una buona trama, una narrazione fluente e un buon ritmo di lettura che non annoiano mai il lettore. Detto questo, non è possibile non sottolineare come dei Dakopiani, della loro società, dei loro costumi non venga fornita sostanzialmente la benché minima informazione. Una tribù amerinda sperduta messa al loro posto non avrebbe cambiato alcunché nella struttura del romanzo: gli extraterrestri sono un semplice espediente narrativo per scatenare la catena logica di eventi che porta al “lieto fine”
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Dakopi rivela un potenziale di mercato enorme per il settore automobilistico: le caratteristiche geografiche di quel mondo hanno infatti frenato l’industria aliena del settore dei trasporti su strada. Inizia così una grande campagna di esportazione del modello automobilistico umano su Dakopi che prevede la costruzione di autostrade, punti vendita e impianti industriali in loco.
Ben presto però i Dakopiani scoprono il lato negativo della medaglia, scossi dalle innumerevoli morti provocate dalle folli velocità delle automobili moderne, e interrompono i rapporti commerciali con la Terra, accusando gli umani di “genocidio automobilistico”. Loro alleati sono i membri della Lega contro gli eccessi della Motorizzazione, che si battono contro gli eccessi della follia automobilistica. Alla fine GenerAuto e ChrysFord dovranno arrendersi e accettare le richieste della Lega per una maggior sicurezza dei guidatori, nonostante questo comporti un calo dei loro profitti.
Opera sicuramente originale per l'angolazione da cui è narrata la vicenda, il romanzo possiede una buona trama, una narrazione fluente e un buon ritmo di lettura che non annoiano mai il lettore. Detto questo, non è possibile non sottolineare come dei Dakopiani, della loro società, dei loro costumi non venga fornita sostanzialmente la benché minima informazione. Una tribù amerinda sperduta messa al loro posto non avrebbe cambiato alcunché nella struttura del romanzo: gli extraterrestri sono un semplice espediente narrativo per scatenare la catena logica di eventi che porta al “lieto fine”
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domenica 15 maggio 2011
Mattatoio n.5 di Vonnegut
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Romanzo di fantascienza ma non solo, anzi l’elemento fantastico recita un ruolo tutto sommato marginale. Il romanzo ritrae la vita del protagonista, Billy Pilgrim, un personaggio semiserio, simbolo dell’”americano medio”, la cui vita è segnata dalla Seconda Guerra Mondiale e in particolare dal bombardamento di Dresda di cui è testimone come prigioniero di guerra tedesco. Billy non segue un ritmo di vita normale; la sua coscienza viaggia casualmente da un punto all’altro della sua esistenza; allo stesso modo è strutturato il romanzo, composto da episodi diversi disposti secondo una sequenza senza, almeno apparentemente, un filo logico. L’intero romanzo ruota attorno a ciò che Billy sostiene di aver imparato dai Tralfamadoriani, alieni reali o forse nati dalla sua fantasia, che lo hanno rapito: l’assenza del libero arbitrio.
L’intero romanzo è pervaso dal senso di pessimismo che riflette la concezione fatalista Tralfamadoriana e dal ritratto della banalità della vita da americano della middle class di Billy, da cui, come dalla guerra, non sembra esserci scampo. Il ritmo dell’opera, un po’ lento, riflette l’impianto ideale del romanzo che è privo di qualsiasi pathos narrativo; i dialoghi sono caratterizzati da un umorismo, a volte anche macabro, e da un sarcasmo di fondo dovuto alla rassegnazione, allo sconforto di fronte alla natura umana.
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Romanzo di fantascienza ma non solo, anzi l’elemento fantastico recita un ruolo tutto sommato marginale. Il romanzo ritrae la vita del protagonista, Billy Pilgrim, un personaggio semiserio, simbolo dell’”americano medio”, la cui vita è segnata dalla Seconda Guerra Mondiale e in particolare dal bombardamento di Dresda di cui è testimone come prigioniero di guerra tedesco. Billy non segue un ritmo di vita normale; la sua coscienza viaggia casualmente da un punto all’altro della sua esistenza; allo stesso modo è strutturato il romanzo, composto da episodi diversi disposti secondo una sequenza senza, almeno apparentemente, un filo logico. L’intero romanzo ruota attorno a ciò che Billy sostiene di aver imparato dai Tralfamadoriani, alieni reali o forse nati dalla sua fantasia, che lo hanno rapito: l’assenza del libero arbitrio.
L’intero romanzo è pervaso dal senso di pessimismo che riflette la concezione fatalista Tralfamadoriana e dal ritratto della banalità della vita da americano della middle class di Billy, da cui, come dalla guerra, non sembra esserci scampo. Il ritmo dell’opera, un po’ lento, riflette l’impianto ideale del romanzo che è privo di qualsiasi pathos narrativo; i dialoghi sono caratterizzati da un umorismo, a volte anche macabro, e da un sarcasmo di fondo dovuto alla rassegnazione, allo sconforto di fronte alla natura umana.
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venerdì 22 aprile 2011
STORIE DAL CREPUSCOLO DI UN MONDO (vol.1)
Prima parte della traduzione dell'antologia "Songs of the Dying Earth": contiene racconti, in realtà più vicini al fantasy che alla fantascienza, ambientati nello scenario della Terra Morente di Vance.
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mercoledì 6 aprile 2011
TERRA IMPERIALE di Clarke
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Anno 2276: l’uomo ha quasi completato la colonizzazione del sistema solare, stabilendo colonie e avamposti su quasi ogni pianeta, satellite o asteroide (soltanto Venere e i giganti gassosi resistono all’avanzata umana). Dopo un’era di caos e di conflitti, l’umanità ha raggiunto una condizione idilliaca mai toccata prima: la Terra è divenuta un pianeta-giardino popolato, dopo una lunga guerra contro la sovrappopolazione, soltanto da mezzo miliardo di esseri umani.
Malcom Makenzie è stato uno dei pionieri di questa avanzata: con tenacia e coraggio ha colonizzato uno degli ambienti più desolati del sistema solare, Titano, la luna di Saturno, per sfruttare le sue enormi riserve di idrogeno. Malcom ha mantenuto il controllo effettivo del governo di Titano, anche con la crescita della colonia, creando una vera e propria dinastia, ricorrendo alla clonazione (per un difetto genetico Malcom non può avere una discendenza normale) per generare suo figlio Colin che, a sua volta, ha iterato il procedimento portando alla luce Duncan.
Tocca ora a Duncan proseguire la tradizione recandosi sulla Terra per avere un erede. Le celebrazioni per il cinquecentesimo dell’indipendenza americana, per le quali un inviato di Titano è invitato sulla Terra, capitano a proposito sia per potersi recare sul pianeta madre dell’umanità senza dover fornire ulteriori spiegazioni sia per studiare il nuovo tipo di propulsione spaziale (la cosiddetta propulsione asintotica) che minaccia di rendere obsoleta la propulsione ad idrogeno, ponendo fine al ricco commercio di Titano. Le vicende di Duncan sono ulteriormente complicate dalla presenza sulla Terra, per misteriosi e forse loschi motivi, del suo più caro amico/rivale, con il quale è coinvolto in un pericoloso triangolo amoroso…
Banale dire che Clarke sia un grande scrittore, il cui stile, semplice, asciutto, chiaro, cartesiano è molto simile a quello del mitico “Dottore”, alias Isaac Asimov. Clarke mira sempre alla verosimiglianza tecnologica, il suo è un ritorno al quel “meraviglioso scientifico”, a quell’immaginazione futuristica che è stata alla base del genere fantascientifico. Detto questo, tuttavia, il romanzo in oggetto non è certamente una delle sue migliori produzioni: la trama è piuttosto scialba, priva di colpi di scena e in diversi momenti l’autore sembra voler insistere in misura eccessiva su alcuni aspetti di quello che egli immagina come futuro ideale (mi riferisco in particolare agli aspetti etici legati alla questione della clonazione e al contenimento delle nascite come alla scomparsa di vincoli morali riguardo la sessualità).
In sintesi, una discreta lettura, suggerita principalmente ai fan dell’autore.
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Anno 2276: l’uomo ha quasi completato la colonizzazione del sistema solare, stabilendo colonie e avamposti su quasi ogni pianeta, satellite o asteroide (soltanto Venere e i giganti gassosi resistono all’avanzata umana). Dopo un’era di caos e di conflitti, l’umanità ha raggiunto una condizione idilliaca mai toccata prima: la Terra è divenuta un pianeta-giardino popolato, dopo una lunga guerra contro la sovrappopolazione, soltanto da mezzo miliardo di esseri umani.
Malcom Makenzie è stato uno dei pionieri di questa avanzata: con tenacia e coraggio ha colonizzato uno degli ambienti più desolati del sistema solare, Titano, la luna di Saturno, per sfruttare le sue enormi riserve di idrogeno. Malcom ha mantenuto il controllo effettivo del governo di Titano, anche con la crescita della colonia, creando una vera e propria dinastia, ricorrendo alla clonazione (per un difetto genetico Malcom non può avere una discendenza normale) per generare suo figlio Colin che, a sua volta, ha iterato il procedimento portando alla luce Duncan.
Tocca ora a Duncan proseguire la tradizione recandosi sulla Terra per avere un erede. Le celebrazioni per il cinquecentesimo dell’indipendenza americana, per le quali un inviato di Titano è invitato sulla Terra, capitano a proposito sia per potersi recare sul pianeta madre dell’umanità senza dover fornire ulteriori spiegazioni sia per studiare il nuovo tipo di propulsione spaziale (la cosiddetta propulsione asintotica) che minaccia di rendere obsoleta la propulsione ad idrogeno, ponendo fine al ricco commercio di Titano. Le vicende di Duncan sono ulteriormente complicate dalla presenza sulla Terra, per misteriosi e forse loschi motivi, del suo più caro amico/rivale, con il quale è coinvolto in un pericoloso triangolo amoroso…
Banale dire che Clarke sia un grande scrittore, il cui stile, semplice, asciutto, chiaro, cartesiano è molto simile a quello del mitico “Dottore”, alias Isaac Asimov. Clarke mira sempre alla verosimiglianza tecnologica, il suo è un ritorno al quel “meraviglioso scientifico”, a quell’immaginazione futuristica che è stata alla base del genere fantascientifico. Detto questo, tuttavia, il romanzo in oggetto non è certamente una delle sue migliori produzioni: la trama è piuttosto scialba, priva di colpi di scena e in diversi momenti l’autore sembra voler insistere in misura eccessiva su alcuni aspetti di quello che egli immagina come futuro ideale (mi riferisco in particolare agli aspetti etici legati alla questione della clonazione e al contenimento delle nascite come alla scomparsa di vincoli morali riguardo la sessualità).
In sintesi, una discreta lettura, suggerita principalmente ai fan dell’autore.
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domenica 20 marzo 2011
LA CHIESA ELETTRICA
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Il romanzo è ambientato in un classico scenario distopico, un ventunesimo secolo che vede il mondo post Unificazione (misteriosa sequenza di eventi che porta l'intero pianeta sotto un unico governo) diviso nettamente tra una elitè di privilegiati e la grande massa di poveri, derelitti e delinquenti. Le Forze di Sicurezza del Sistema mantengono l'ordine: sono gli spaccateste, poliziotti di strada facilmente corruttibili, ma soprattutto i porci, crudeli agenti federali che sembrano avere come unico divertimento infierire sulla popolazione. In rapida ascesa in questo mondo infernale è la Chiesa Elettrica, culto nato dalla mente di uno scienziato, Dennis Squalor, che promette l'immortalità ad ogni uomo, trasformandolo in un Monaco tramite l'innesto del suo cervello nel corpo di un cyborg.
Il protagonista del romanzo, Avery Cates, appartiene alla feccia di New York, è un killer professionista. Nonostante abbia meno di trent'anni, si considera già anziano in quel mondo dove pochi arrivano alla mezza età. Ma, come da classico copione, è soprattutto un "cattivo dai buoni principi", conscio dell'ingiustizia del Sistema. Dopo aver involontariamente ucciso un agente della Sicurezza, braccato dalla polizia, si ritrova nel bel mezzo di un affare molto più grande di quello che poteva immaginare, scoprendo la terribile verità che si cela dietro l'apparenza innocua della Chiesa Elettrica.
Scenario classico abbiamo detto, arricchito da una sola, ma potente, idea originale che non anticipiamo per non rovinare la sorpresa. Il romanzo si legge tutto d'un fiato, sorretto da un intreccio scorrevole e appassionante, imperniato sulla figura di un protagonista, Avery Cates, in cui il lettore si immerge immediatamente. Certo, lo sfondo è un po' ingenuo nel suo carattere manicheo (buoni o cattivi: non c'è una via di mezzo) e a diversi quesiti non si tenta nemmeno di dare una risposta (cosa ha portato all'Unificazione?), ma sono aspetti in fondo non essenziali per quello che vuole essere un "semplice" romanzo di fantascienza avventurosa, ai confini del thriller. Lettura quindi gradevole e consigliata.
Il romanzo è ambientato in un classico scenario distopico, un ventunesimo secolo che vede il mondo post Unificazione (misteriosa sequenza di eventi che porta l'intero pianeta sotto un unico governo) diviso nettamente tra una elitè di privilegiati e la grande massa di poveri, derelitti e delinquenti. Le Forze di Sicurezza del Sistema mantengono l'ordine: sono gli spaccateste, poliziotti di strada facilmente corruttibili, ma soprattutto i porci, crudeli agenti federali che sembrano avere come unico divertimento infierire sulla popolazione. In rapida ascesa in questo mondo infernale è la Chiesa Elettrica, culto nato dalla mente di uno scienziato, Dennis Squalor, che promette l'immortalità ad ogni uomo, trasformandolo in un Monaco tramite l'innesto del suo cervello nel corpo di un cyborg.
Il protagonista del romanzo, Avery Cates, appartiene alla feccia di New York, è un killer professionista. Nonostante abbia meno di trent'anni, si considera già anziano in quel mondo dove pochi arrivano alla mezza età. Ma, come da classico copione, è soprattutto un "cattivo dai buoni principi", conscio dell'ingiustizia del Sistema. Dopo aver involontariamente ucciso un agente della Sicurezza, braccato dalla polizia, si ritrova nel bel mezzo di un affare molto più grande di quello che poteva immaginare, scoprendo la terribile verità che si cela dietro l'apparenza innocua della Chiesa Elettrica.
Scenario classico abbiamo detto, arricchito da una sola, ma potente, idea originale che non anticipiamo per non rovinare la sorpresa. Il romanzo si legge tutto d'un fiato, sorretto da un intreccio scorrevole e appassionante, imperniato sulla figura di un protagonista, Avery Cates, in cui il lettore si immerge immediatamente. Certo, lo sfondo è un po' ingenuo nel suo carattere manicheo (buoni o cattivi: non c'è una via di mezzo) e a diversi quesiti non si tenta nemmeno di dare una risposta (cosa ha portato all'Unificazione?), ma sono aspetti in fondo non essenziali per quello che vuole essere un "semplice" romanzo di fantascienza avventurosa, ai confini del thriller. Lettura quindi gradevole e consigliata.
domenica 13 marzo 2011
PACE ETERNA
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A differenza del capolavoro Guerra Eterna, Pace Eterna è ambientato interamente sul nostro pianeta e in un futuro prossimo (il XXI secolo). Il mondo è attraversato da una moltitudine di piccole guerre e guerriglie locali combattute tra l'alleanza, ovvero Usa e alleati, e ribelli dei paesi del terzo mondo, gli Ngumi. L'economia e la società dei paesi avanzati, e principalmente degli Stati Uniti, è radicalmente mutata in seguito all'invenzione delle nanoforge, macchinari in grado di riprodurre, a partite dai costituenti elementari, qualsiasi oggetto (siano essi alimenti, gioielli, macchinari etc...). Grazie a questa scoperta lo stato è in grado di garantire all'intera popolazione i bisogni fondamentali.
L'opera si divide in due parti. Nella prima il lettore familiarizza con il protagonista, Julian Class, un manovratore di soldierboy, i potentissimi robot a controllo remoto: questa sezione richiama lo stile, il tono di narrazione crudo, diretto ed efficace e i contenuti bellici di Guerra Eterna. La seconda parte invece è centrata attorno ad un complotto mondiale ordito da un gruppo di fanatici religiosi che, attraverso un esperimento scientifico, potrebbe portare alla fine dell'universo: Julian e i suoi riescono ad evitare, naturalmente, tutto questo mentre un nuovo futuro si prospetta per l'umanità intera...
Come l'inizio del romanzo sembra promettere un'opera di alto livello, così questa seconda parte delude le aspettative trascinando il lettore in un intreccio, in taluni momenti anche un po' pesante e inutilmente articolato, da thriller in cui si mescolano, lasciando però sempre l'idea di una trattazione un po' superficiale, concetti scientifici e spiritualità spicciola e si cavalcano alcuni temi un po' new age già abbastanza abusati, come quello della comunione telepatica. Nel complesso rimane comunque una buona lettura.
A differenza del capolavoro Guerra Eterna, Pace Eterna è ambientato interamente sul nostro pianeta e in un futuro prossimo (il XXI secolo). Il mondo è attraversato da una moltitudine di piccole guerre e guerriglie locali combattute tra l'alleanza, ovvero Usa e alleati, e ribelli dei paesi del terzo mondo, gli Ngumi. L'economia e la società dei paesi avanzati, e principalmente degli Stati Uniti, è radicalmente mutata in seguito all'invenzione delle nanoforge, macchinari in grado di riprodurre, a partite dai costituenti elementari, qualsiasi oggetto (siano essi alimenti, gioielli, macchinari etc...). Grazie a questa scoperta lo stato è in grado di garantire all'intera popolazione i bisogni fondamentali.
L'opera si divide in due parti. Nella prima il lettore familiarizza con il protagonista, Julian Class, un manovratore di soldierboy, i potentissimi robot a controllo remoto: questa sezione richiama lo stile, il tono di narrazione crudo, diretto ed efficace e i contenuti bellici di Guerra Eterna. La seconda parte invece è centrata attorno ad un complotto mondiale ordito da un gruppo di fanatici religiosi che, attraverso un esperimento scientifico, potrebbe portare alla fine dell'universo: Julian e i suoi riescono ad evitare, naturalmente, tutto questo mentre un nuovo futuro si prospetta per l'umanità intera...
Come l'inizio del romanzo sembra promettere un'opera di alto livello, così questa seconda parte delude le aspettative trascinando il lettore in un intreccio, in taluni momenti anche un po' pesante e inutilmente articolato, da thriller in cui si mescolano, lasciando però sempre l'idea di una trattazione un po' superficiale, concetti scientifici e spiritualità spicciola e si cavalcano alcuni temi un po' new age già abbastanza abusati, come quello della comunione telepatica. Nel complesso rimane comunque una buona lettura.
domenica 6 marzo 2011
RIVELAZIONE di Alaistar Reynolds
Il romanzo è ambientato nel XXVI secolo; la razza umana si è espansa nella Galassia, trovando testimonianze e rovine di numerose civiltà aliene, non entrando i contatto però con nessuna di essa a parte i misteriosi Giocolieri Mentali (misteriose entità che popolano gli oceani di numerosi pianeti immagazzinando i ricordi e gli schemi mentali di ogni individuo con cui entrano in contatto) e i Cortiniani (i costruttori delle misteriose Cortine, schermi che distorcono lo spazio tempo, sembra che i Cortiniani li abbiano creati per nascondere tecnologie potenzialmente troppo avanzate).
Reynolds rinuncia al viaggio superluminare: le astronavi si possono solo avvicinare alla velocità della luce, con le conseguenze che questo comporta. Il filone dell'opera si intreccia col famoso paradosso di Fermi (dove sono gli alieni?) dipingendo, alla fine del romanzo, un grandioso affresco su scala cosmica. Sono presenti alcuni classici elementi postumani (innesti cerebrali, clonazione, personalità artificiali) ma non assistiamo a quella iperinflazione posthuman tipica di un certo tipo di fantascienza: con Reynolds ritorniamo ad una space opera più classifica, basata sulla suspence narrativa, sugli interrogativi cosmici, sull'emozione della scoperta del misteri dell'universo che ci circonda.
La narrazione procede, classicamente, dal punto di vista di tre differenti personaggi che alla fine si ricongiungono dando vita ad un finale vibrante, forse anche troppo. La lacuna principale dell'opera è infatti la concentrazione della "scoperta", della "rivelazione" di quanto tenuto oscuro per quasi l'intero romanzo in poche pagine finali, non dando tempo e modo al lettore di assimilare completamente quanto appreso. Nonostante anche la caratterizzazione dei personaggi lasci un po' a desiderare, lettura è comunque consigliata visto il fascino degli immortali temi, i paradossi e il significato della vita e dell'universo, che Reynolds affronta.
scheda completa:
Reynolds rinuncia al viaggio superluminare: le astronavi si possono solo avvicinare alla velocità della luce, con le conseguenze che questo comporta. Il filone dell'opera si intreccia col famoso paradosso di Fermi (dove sono gli alieni?) dipingendo, alla fine del romanzo, un grandioso affresco su scala cosmica. Sono presenti alcuni classici elementi postumani (innesti cerebrali, clonazione, personalità artificiali) ma non assistiamo a quella iperinflazione posthuman tipica di un certo tipo di fantascienza: con Reynolds ritorniamo ad una space opera più classifica, basata sulla suspence narrativa, sugli interrogativi cosmici, sull'emozione della scoperta del misteri dell'universo che ci circonda.
La narrazione procede, classicamente, dal punto di vista di tre differenti personaggi che alla fine si ricongiungono dando vita ad un finale vibrante, forse anche troppo. La lacuna principale dell'opera è infatti la concentrazione della "scoperta", della "rivelazione" di quanto tenuto oscuro per quasi l'intero romanzo in poche pagine finali, non dando tempo e modo al lettore di assimilare completamente quanto appreso. Nonostante anche la caratterizzazione dei personaggi lasci un po' a desiderare, lettura è comunque consigliata visto il fascino degli immortali temi, i paradossi e il significato della vita e dell'universo, che Reynolds affronta.
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mercoledì 2 febbraio 2011
IL MEGLIO DELLA SF (vol.1)
Prima parte della traduzione dell'antologia "Best of the Best", contiene quasi tutte opere di buona qualità ma niente di eccezionale.
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domenica 16 gennaio 2011
ALLA FINE DELL'ARCOBALENO di Vernor Vinge
Il romanzo è una sorta di thriller tecnologico, ambientato nell'universo del romanzo breve Tempi Veloci a Fairmont High, opportunamente ampliato. Siamo nel 2025 e l'informatizzazione del quotidiano ha proceduto a passi da gigante. Ogni uomo o donna è connesso costantemente alla rete globale, indossa vestiti che incorporano computer e ogni accessorio informatico mentre alla realtà si sovrappongono rappresentazioni virtuali customizzabili, ispirate a libri o film, i cui sostenitori sono organizzati in circoli di fede.
L'accesso immediato e potenzialmente illimitato fa sì che ogni persona sia satura di informazioni; è ormai impossibile tenere segreto un avvenimento o un'idea, si ricorre alla disinformazione sistematica. Incontri o viaggi vengono realizzati tramite avatar mentre le persone, se sono presenti terzi, possono comunicare segretamente tra loro tramite messaggi privati con parole che prendono magicamente vita davanti agli occhi di ciascuno.
In un mondo dominato dalle grandi potenze (Usa, Cina, Giappone, Alleanza Indo Europea) aleggiano gli spettri del terrorismo, agevolato dalla diffusione capillare di tecnologie sofisticate in grado di mettere in ginocchio in breve tempo intere aree del pianeta.
Il protagonista del romanzo è un superstite del vecchio mondo, un poeta che ritorna a vivere grazie ad una nuova miracolosa cura per l'Alzheimer, avendo perso però il suo dono più grande: la capacità di creare poesia. Il disperato bisogno di riconquistare ciò che ha perduto lo trascina in un'avventura dalla portata più ampia di quanto potesse mai immaginare e che lo lascerà alla fine ancora privo, forse, del suo vecchio dono ma più felice e adattato nel nuovo mondo che lo circonda.
Nel complesso si tratta di una buona opera, valida soprattutto per l'abilità con cui Vinge dipinge questo mondo del futuro, ipertecnologico e iperinformatizzato. Tuttavia, la veloce conclusione in cui, in un pathos crescente, tutti i nodi vengono magicamente al pettine, può lasciare disorientato il lettore che rimane con diverse domande senza risposta.
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L'accesso immediato e potenzialmente illimitato fa sì che ogni persona sia satura di informazioni; è ormai impossibile tenere segreto un avvenimento o un'idea, si ricorre alla disinformazione sistematica. Incontri o viaggi vengono realizzati tramite avatar mentre le persone, se sono presenti terzi, possono comunicare segretamente tra loro tramite messaggi privati con parole che prendono magicamente vita davanti agli occhi di ciascuno.
In un mondo dominato dalle grandi potenze (Usa, Cina, Giappone, Alleanza Indo Europea) aleggiano gli spettri del terrorismo, agevolato dalla diffusione capillare di tecnologie sofisticate in grado di mettere in ginocchio in breve tempo intere aree del pianeta.
Il protagonista del romanzo è un superstite del vecchio mondo, un poeta che ritorna a vivere grazie ad una nuova miracolosa cura per l'Alzheimer, avendo perso però il suo dono più grande: la capacità di creare poesia. Il disperato bisogno di riconquistare ciò che ha perduto lo trascina in un'avventura dalla portata più ampia di quanto potesse mai immaginare e che lo lascerà alla fine ancora privo, forse, del suo vecchio dono ma più felice e adattato nel nuovo mondo che lo circonda.
Nel complesso si tratta di una buona opera, valida soprattutto per l'abilità con cui Vinge dipinge questo mondo del futuro, ipertecnologico e iperinformatizzato. Tuttavia, la veloce conclusione in cui, in un pathos crescente, tutti i nodi vengono magicamente al pettine, può lasciare disorientato il lettore che rimane con diverse domande senza risposta.
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