martedì 19 marzo 2013
Paradisi Perduti di Ursula K. Le Guin
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Il romanzo è ambientato in uno dei più classici scenari della fantascienza, quello di una cosiddetta astronave generazionale, ovvero una nave che deve affrontare un viaggio talmente lungo che soltanto i discendenti dell'equipaggio iniziale potranno giungere alla meta. In questo caso, a bordo della Discovery, nel giro di duecento anni, i coloni, o meglio i discendenti dell'equipaggio che ha lasciato la Terra, dovrebbero raggiungere un lontano pianeta che secondo gli scienziati dovrebbe risultare abitabile: SindyChew (nuova Terra).
L'astronave è completamente autosufficiente: ogni sostanza, ogni materiale viene riciclato e rimesso nel circolo che sostiente questo microcosmo solitario che viaggia nello spazio siderale. I contatti con la Terra dopo i primi anni sono notevolmente diminuiti e ormai i discendenti del primo equipaggio fanno fatica ad interpretare le notizie che arrivano dal pianeta madre. La popolazione è tenuta sotto stretto controllo per mantenere il numero nell'intorno più preciso possibile dell'ottimale (circa quattromila individui): la contraccezione o pseudo voti di castità sono obbligatori e soltanto su permesso di specifici organismi di controllo è possibile procreare.
I nuclei famigliari tradizionali sono rari, ogni bambino ha nella maggior parte dei casi un unico vero genitore, l'uomo o la donna che ha chiesto e ottenuto il permesso di procreare mentre il partner biologico che è stato "impiegato", nella maggior parte dei casi, ha un ruolo secondario nella vita del bambino, anche se si tratta della madre che l'ha portato in grembo. La sessualità a bordo è caratterizzata, quindi, da un elevato grado di promiscuità, vissuta però liberamente e senza complessi, visto che nascondere una relazione è praticamente impossibile dati gli spazi ristretti disponibili per gli alloggi e la conseguente privacy molto limitata.
La protagonista principale del romanzo, una ragazza di origini cinesi di nome Hsing, appartiene alla quinta generazione. La generazione di appartenenza è identificata dal numero che si antepone al nome proprio, ad esempio 5-Hsing. Nonostante gli anni passati, sono ancora forti i legami a livello etnico, soprattutto per gli asiatici, che vivono quasi tutti nel medesimo quartiere a differenza delle altre razze, sparse più uniformemente nei differenti settori. Sono invece scomparse le religioni organizzate, così come erano conosciute sulla Terra; anzi, il culto pubblico è espressamente vietato da leggi emanate per evitare possibili conflitti di matrice religiosa.
Il sentimento religioso non è però scomparso. A partire pronunciate dal figlio durante il funerale di 0-Kim Jan, l'ultima a morire della Generazione Zero, è nato una specie di movimento religioso o filosofico i cui appartenenti si autodefiniscono Angeli. L'autrice opera una curiosa, quanto chiaramente voluta, inversione dell'esperienza storica umana. Se nel corso dei secoli sulla Terra lo spirito scientifico ha dovuto lottare contro l'interpretazione alla lettera di testi più o meno sacri, a bordo della Discovery avviene esattamente il contrario.
Gli Angeli conferiscono al viaggio in sè un valore salvifico e sostengono la necessità di interpretare le direttive iniziali di esplorazione e colonizzazione del nuovo pianeta date dagli avi. In questa riproposizone dell'eterno scontro tra scienza e religione, sulla Discovery è la prima a trovarsi nella necessità di dover difendere dei "testi sacri" e ribadirne il significato vero e assoluto prima di ogni possibile interpretazione. Come ulteriore elemento di potenziale destabilizzazione sociale, alcune teorie scientifiche alla base della pianificazione del viaggio si rivelano erronee, rendendo così ancora più urgente la risoluzione di un conflitto sociale che rischia di mettere a repentaglio non solo la missione ma la sopravvivenza stessa della popolazione della Discovery.
Come detto, lo scenario presentato non è particolarmente innovativo. Il tema dell'astronave generazionale si presta però benissimo per essere utilizzato come "laboratorio sociale" in cui la Le Guin sperimenta liberamente le proprie convinzioni e teorie sociologiche, la cui impronta ideologica, libertaria e in netta polemica con i modelli tradizionali, è chiaramente riconoscibile qui come in altre opere della stessa autrice. Ben riuscito in particolare il "chiasmo" con cui è riproposto il conflitto tra religione e scienza di cui abbiamo già parlato. L'autrice introduce abilmente tutti gli elementi che concorrono a formare l'intreccio, di buon livello e assolutamente non banale nella sua evoluzione. Particolarmente valida la descrizione del tessuto sociale formatosi nella Discovery attraverso la narrazione di vari episodi come la cerimonia di vestizione in cui i bambini all'età di sette anni indossano il primo vestito.
In conclusione, l'opera è una ottima lettura sia dal punto di vista dei contenuti che da quello stilistico. L'unica pecca è forse un finale forse un po' affrettato, in cui alcuni passaggi logici e narrativi che portano poi alla soluzione sembrano mancare o essere sviluppati soltanto parzialmente.
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