Il vero protagonista del romanzo è Mesklin, il pianeta dalla caratteristiche “impossibili” che Clement ha immaginato sull’onda di alcune scoperte relative al sistema solare binario di 61 Cygni. Tali osservazioni suggerivano la presenza di un pianeta di notevole massa che l’autore, creando Mesklin, ha dotato, pure, di una enorme velocità di rotazione. Il mondo descritto da Clement presenta così la forma di un elissoide molto schiacciato a causa dell’altissimo valore assunto dalla forza centrifuga all’equatore, che causa l’ampio divario presente tra la forza di gravità presente ai poli (700g) e all’equatore (3g).
L’atmosfera dal pianeta è composta prevalentemente da idrogeno mentre i mari sono costituiti da metano allo stato liquido. Mesklin è abitato da una razza aliena intelligente, piccoli ma robusti millepiedi in grado di reggere le enormi forze presenti sulla superficie del pianeta.
Il romanzo narra le avventure di un equipaggio di Meskliniti che, contattati e guidata dalla prima spedizione umana nel sistema, si addentrano in zone del pianeta mai esplorate prima…
Il maggior pregio dell’opera è sicuramente la verosimiglianza scientifica con cui Clement crea e descrive con dovizia di particolari il “suo” Mesklin. Stonano, invece, l’“umanità” degli alieni e l’eccessiva facilità con cui i membri della spedizione umana riescono a dialogare e comunicare con loro; irrealistiche appaiono anche le distanze siderali, pari a decine di migliaia di chilometri, che vengono fatte percorrere, seppur spesso in nave, a questi poveri millepiedi extraterrestri dalle dimensioni simili ai nostri insetti…
Nel complesso si tratta una lettura abbastanza gradevole, con buoni spunti scientifici, penalizzata però da una trama un po’ ripetitiva, con le lacune che abbiamo evidenziato, e da un finale troppo scontato e sbrigativo.
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