Il romanzo è ambientato nel XXVI secolo; la razza umana si è espansa nella Galassia, trovando testimonianze e rovine di numerose civiltà aliene, non entrando i contatto però con nessuna di essa a parte i misteriosi Giocolieri Mentali (misteriose entità che popolano gli oceani di numerosi pianeti immagazzinando i ricordi e gli schemi mentali di ogni individuo con cui entrano in contatto) e i Cortiniani (i costruttori delle misteriose Cortine, schermi che distorcono lo spazio tempo, sembra che i Cortiniani li abbiano creati per nascondere tecnologie potenzialmente troppo avanzate).
Reynolds rinuncia al viaggio superluminare: le astronavi si possono solo avvicinare alla velocità della luce, con le conseguenze che questo comporta. Il filone dell'opera si intreccia col famoso paradosso di Fermi (dove sono gli alieni?) dipingendo, alla fine del romanzo, un grandioso affresco su scala cosmica. Sono presenti alcuni classici elementi postumani (innesti cerebrali, clonazione, personalità artificiali) ma non assistiamo a quella iperinflazione posthuman tipica di un certo tipo di fantascienza: con Reynolds ritorniamo ad una space opera più classifica, basata sulla suspence narrativa, sugli interrogativi cosmici, sull'emozione della scoperta del misteri dell'universo che ci circonda.
La narrazione procede, classicamente, dal punto di vista di tre differenti personaggi che alla fine si ricongiungono dando vita ad un finale vibrante, forse anche troppo. La lacuna principale dell'opera è infatti la concentrazione della "scoperta", della "rivelazione" di quanto tenuto oscuro per quasi l'intero romanzo in poche pagine finali, non dando tempo e modo al lettore di assimilare completamente quanto appreso. Nonostante anche la caratterizzazione dei personaggi lasci un po' a desiderare, lettura è comunque consigliata visto il fascino degli immortali temi, i paradossi e il significato della vita e dell'universo, che Reynolds affronta.
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