Il titolo è quasi uno spoiler del romanzo: il protagonista dell'opera è infatti un giovane, di nome Karl Glogauer, che, tramite una macchina del tempo, si reca nella Palestina ai tempi di Cristo per assistere alla Sua morte. A differenza di molti romanzi basati sul viaggio temporale, l'autore non si sofferma minimamente su dettagli tecnici o strane teorie scientifiche che ne permettono la realizzazione. Il romanzo è infatti completamente incentrato sul travaglio interiore, religioso e psicologico del protagonista, di cui il lettore può comprenderne vita e psiche attraverso i numerosi flash back che si inseriscono all'interno del filone principale della narrazione, situato nel 29 d.C.
Glogauer è un sostenitore delle teorie Junghiane del mito e, come il titolo preannuncia, sarà lui stesso a dover "vivere una menzogna per creare la verità", in un classico e provocatorio paradosso temporale. Nonostante il finale annunciato, il libro si divora in un fiato, per l'abilità dell'autore nel creare una storia affascinante, ricca di inviti alla riflessione e di provocazioni (a volte fin troppo forti, se pensiamo ad esempio al ritratto storico che viene fornito della Sacra Famiglia) ma allo stesso tempo scevra da pause pedanti, con una cadenza e un ritmo incalzante. L'autore, il narratore sembrano sparire, sono presenze invisibili, sopraffatte dagli eventi, dai tanti piccoli episodi della vita di Glogauer che si succedono uno dopo l'altro senza tregua.
Troppo affrettato è però il finale; in poche pagine, infatti, viene liquidato l'evento clou a cui tutto il romanzo tende, ovvero la Passione e la Crocifissione di Cristo, tanto che, a lettura terminata, rimane al lettore un senso di incompiutezza simile a quello che si proverebbe dopo aver ascoltato il crescendo entusiasmante di una sinfonia privato, però, dell'esplosione finale.
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