Una terribile guerra nucleare distrugge quasi ogni forma di vita sulla Terra. Nel 2308, il protagonista, uno studente di medicina di nome Ross, si risveglia dal Grande sonno, uno stato di animazione sospesa in cui venivano immersi i malati non ancora curabili con le tecnologie dell'epoca. Ross si risveglia in un ospedale, privo di vita al di fuori di sè stesso, senza nessun'altra compagnia a parte quella dei robot.
Dai documenti conservati, Ross apprende la triste storia toccata al pianeta e, dopo una lunga e vana ricerca, capisce di essere l’ultimo uomo ancora in vita. In bilico tra pazzia e tentazioni suicide, Ross decide dunque di dare vita ad un progetto destinato a durare secoli, anzi migliaia, millenni di anni: riportare la vita sul pianeta. Dopo millenni, saranno però i robot, evolutisi ormai in forme e modi che Ross non potrebbe neanche comprendere, a regalare una nuova felicità all'ultimo esponente della razza umana.
Bel romanzo che si distingue soprattutto per lo stile calmo, riflessivo, introspettivo. L’autore riesce nell’intento di trasmettere i pensieri, le emozioni dell’ultimo uomo sopravvissuto, abbinandoli ad un chiaro e forte messaggio pacifista. I robot sono i fautori di un’utopia, i buoni demiurghi di una nuova umanità, cresciuta senza guerre, conflitti o violenza.
L’Infermiera 5B, il modello più avanzato che accoglie Ross al primo risveglio, e il rapporto che viene a formarsi tra uomo e robot hanno tratti fortemente Asimoviani nella misura in cui il robot acquisisce, poco alla volta, sempre maggior umanità, arrivando a rendere insignificante o quasi la distinzione uomo/macchina che separa le anime dei due esseri senzienti.
Nonostante la cadenza lenta e il ritmo rilassante della narrazione, il romanzo possiede una trama avvincente, mai pesante o noiosa, dimostrazione di come non siano necessari complicatissimi intrecci o decine di personaggi per rendere appassionante una lettura. In conclusione, una lettura rilassante e consigliata.
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