domenica 3 ottobre 2021

VERTICE DI IMMORTALI di Robert Silverberg

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Il romanzo è ambientato in un futuro imprecisato ma non troppo lontano. L'elemento centrale dell'intera opera consiste in una rivoluzionaria conquista tecnologica: la possibilità di registrare l'intera personalità di un essere umano, completa della gamma di tutte le sue esperienze, le sue capacità intellettuali, il suo carattere, su un supporto durevole, creando così le cosiddette imago. E' dunque possibile ottenere una seconda vita quando la propria imago viene scelta per il trapianto da un vivente; imago aggiuntive, infatti, portano in dote capacità analitiche maggiori, conferiscono esperienze e memorie aggiuntive, che conferiscono vantaggi ad esempio sul mondo del lavoro. Ragion per cui il trapianto di una o più imago è desiderato da tutti ed è segno di status sociale, visti gli elevati costi della procedura. L'intero ciclo di vita delle imago, dal loro "stoccaggio", ai trapianti e alle registrazioni periodiche (occorre infatti "salvare" periodicamente la propria imago registrata in modo che sia aggiornata con le ultime esperienze vissute) è gestita dall'Istituto Scheffing, descritto come un organismo in parte controllato dallo stato.
In questo scenario, due magnati senza scrupoli combattono un'aspra lotta per ottenere una imago particolare, quella del grande investitore Paul Kaufmann. A contenderla ci sono da un lato John Roditis, un cosiddetto self-made man di origini greche; dall'altro il nipote del defunto, Mark Kaufmann, intenzionato a impedire a tutti i costi a Roditis di entrare all'interno del clan. La lotta tra questi due titani coinvolge anche altri personaggi di questa elite di "super-ricchi", la cui caratteristica comune è il cinismo: ogni azione è infatti diretta solo e soltanto all'ottenimento di un vantaggio personale, sia esso di natura economica o di altro tipo. Abbiamo Elena Volterra, il prototipo della donna fatale assetata di potere, Risa Kaufman, figlia di Mark, la giovane ma già determinata rampolla desiderosa di bruciare le tappe e ottenere autorità negli affari di famiglia. Totalmente inadatto a questo mondo spietato è invece Charles Noyes, discendente di una famiglia altolocata, finito a recitare il ruolo di galoppino di Roditis. La sua personalità debole lo costringe ad una lotta estenuante anche con l'imago che ospita, quella dell'aggressivo Kravchenko, che tenterà a più riprese di ottenere il controllo del corpo del suo ospite. Tale eventualità è possibile e costituisce ovviamente un abominio, che passa sotto il nome di dybbuk, e se scoperto, l'imago colpevole è passibile di immediata cancellazione.
L'idea di base del romanzo non costituisce una novità assoluta ma l'autore la elabora in maniera originale e intelligente. Oltre alla già descritta immagine del dybbuk, ben riusciti sono i dialoghi interni dei personaggi con le loro imago, che mantengono i propri connotati di personalità e carattere. Questo nuovo ciclo di "reincarnazioni" ha dato linfa alle dottrine orientali che hanno così attecchito anche in occidente con una specie di nuova forma di buddismo; in diverse occasioni viene così citato da più personaggi il tibetano Libro dei Morti, una sorta di guida per l'anima dopo il trapasso. Come già accennato, tutti i protagonisti appartengono all'elite; pochissimi sono i passi dell'opera in cui prendono la parola o solo compaiono sulla scena persone comuni recitando fin dal principio il ruolo di pecore destinate al macello, in maniera forse troppo scontata.
L'intreccio è ben costruito, con una giusta dose di complessità che non appesantisce la lettura e un finale ben congegnato e sorprendente; la trama, a tratti quasi una spy-story, mantiene vivo l'interesse del lettore, aiutato anche dal ritmo narrativo elevato senza pause didascaliche. Anzi, forse, qualche passaggio più descrittivo su questa società immaginaria del futuro dove la morte è stata, almeno parzialmente, sconfitta avrebbe forse rappresentato un valore aggiunto: innumerevoli ovviamente sarebbero gli impatti sulla sfera sociale, politica, economica, religiosa che avrebbe potuto valer la pena descrivere.
Concludendo, un'opera sicuramente interessante, una buona lettura, ma che lascia un certo senso di incompiutezza, di occasione mancata per un vero capolavoro all'altezza di altre opere del medesimo autore. Consigliata in particolare agli amanti del genere sociologico, senza eccessive complessità.

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