Il tema di questa nuova novella di Chiang è la vita artificiale. L'opera è ambientata in un futuro non molto distante, quindici o vent'anni da oggi al massimo, come suggeriscono, ad esempio, l'utilizzo della tecnologia remota per i colloqui di lavoro e l'esplosione del fenomeno dei mondi virtuali alla "Second Life".
I veri protagonisti del romanzo breve sono i digienti, forme di vita autocosciente create nel mondo virtuale, esperimenti di simulazione e mutazione a partire da un genoma base, e istruite come cuccioli virtuali da addestrare. L'idea di base consiste proprio nella necessità da parte delle intelligenze artificiali di essere cresciute, istruite, di avere esperienze proprio come un uomo o un qualsiasi animale del mondo reale. Col passare del tempo, il fenomeno dei digienti e di altre creature ad essi ispirati, cresce oltre ogni aspettativa parimenti all'interazione e ai legami che si creano tra essi ed alcuni tra i loro creatori.
Si ripropone così il classico interrogativo circa la natura della vita, della coscienza e le differenze potenziali tra quella artificiale e quella naturale. Allo stesso tempo Chiang si e ci interroga sull'illusorietà della percezione del mondo in cui viviamo nella mirabile scena in cui, per la prima volta, un digiente assume il controllo di una periferica robotica che agisce nella nostra realtà.
In conclusione, un'ottima opera, ricca di contenuto e con una trama che appassiona e a tratti commuove anche il lettore il quale non può non affezionarsi a queste misteriose, piccole, ingenue creature col loro linguaggio fatto di frasi troncate e parole dolci. Peccato soltanto per il finale, in realtà mancante: il romanzo termina infatti senza un vero epilogo, lasciando la storia in sospeso.
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