sabato 27 febbraio 2010

L'UOMO STOCASTICO di Robert Silveberg

Il protagonista del romanzo, Lew Nichols, è uno studioso che utilizza metodi probabilistici per fornire previsioni di supporto alle decisioni nei campi più disparati. La sua vita viene sconvolta dall’incontro con Martin Carvajal, un uomo in grado di vedere realmente il futuro, abilità che anch’egli riuscirà ad ottenere in un secondo momento. Sullo sfondo, la scalata al potere di un nuovo politico di successo in una caotica New York di fine XX secolo in cui droga e prostituzione sono legalizzate e una specie di poligamia erratica istituzionalizzata.
Pur dotata di un buon intreccio e risultando nel complesso una lettura gradevole soprattutto dal punto di vista stilistico, l’opera presenta diverse lacune sul piano dei contenuti. Essa è incentrata sull’eterno dibattito sul carattere casuale o deterministico della realtà, visioni che si incarnano nei due personaggi principali: da un lato lo studioso che tenta di porre ordine al caso, studiandone le proprietà e fornendo previsioni grazie a metodi matematici; dall’altro il veggente, conscio del destino già predeterminato che tutti noi interpretiamo come attori sul palcoscenico.
I problemi, legati per esempio alla natura del libero arbitrio umano, sollevati dal protagonista stesso nelle fasi iniziali del romanzo, che la vittoria di quest’ultima tesi pone non vengono però neanche più affrontati nelle fasi finali del libro. Altrettanto misteriose sono le ragioni e le modalità con cui il protagonista acquisisce il dono della preveggenza.
Nel complesso l’opera dà una impressione di incompiutezza, con un finale un po’ frettoloso, forzato: non una delle opere migliori di quel grande autore che è Silverberg..

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