martedì 9 marzo 2010

CRONOMACCHINA ACCIDENTALE di Joe Haldeman

L’opera è incentrata su un tema “classico”della fantascienza: il viaggio nel tempo. Matthew Fuller, un giovane ricercatore del MIT, si ritrova tra le mani un calibratore quantico in grado di viaggiare nel tempo ma soltanto nel futuro e per intervalli temporali predeterminati. Il giovane ovviamente non resiste alla tentazione di essere il primo crononauta; iniziano così una serie di viaggi che lo portano in futuri sempre più remoti nella speranza di trovare prima o poi le conoscenze che gli consentano di ritornare a casa.
La prima parte del libro, grossomodo fino al primo viaggio che Fuller intraprende in prima persona, è una lettura scorrevole e divertente: finalmente una bella opera di fantascienza classica, senza grosse pretese certo, ma nello stesso tempo libera da quegli inutili e pesanti sofismi e intellettualismi di cui certi autori ultimamente non riescono a fare a meno. La seconda parte dell’opera scade però in una improbabile sequenza, abbastanza noiosa e ripetitiva, di cronoviaggi in futuri sempre più remoti, dipinti in maniera troppo frettolosa e totalmente superficiale, che si conclude con uno scontato lieto fine.
Nel complesso, un’opera discreta, adatta a chi cerca una lettura rilassante e scorrevole, su uno dei temi più classici della fantascienza.

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