domenica 16 gennaio 2011

ALLA FINE DELL'ARCOBALENO di Vernor Vinge

Il romanzo è una sorta di thriller tecnologico, ambientato nell'universo del romanzo breve Tempi Veloci a Fairmont High, opportunamente ampliato. Siamo nel 2025 e l'informatizzazione del quotidiano ha proceduto a passi da gigante. Ogni uomo o donna è connesso costantemente alla rete globale, indossa vestiti che incorporano computer e ogni accessorio informatico mentre alla realtà si sovrappongono rappresentazioni virtuali customizzabili, ispirate a libri o film, i cui sostenitori sono organizzati in circoli di fede.
L'accesso immediato e potenzialmente illimitato fa sì che ogni persona sia satura di informazioni; è ormai impossibile tenere segreto un avvenimento o un'idea, si ricorre alla disinformazione sistematica. Incontri o viaggi vengono realizzati tramite avatar mentre le persone, se sono presenti terzi, possono comunicare segretamente tra loro tramite messaggi privati con parole che prendono magicamente vita davanti agli occhi di ciascuno.
In un mondo dominato dalle grandi potenze (Usa, Cina, Giappone, Alleanza Indo Europea) aleggiano gli spettri del terrorismo, agevolato dalla diffusione capillare di tecnologie sofisticate in grado di mettere in ginocchio in breve tempo intere aree del pianeta.
Il protagonista del romanzo è un superstite del vecchio mondo, un poeta che ritorna a vivere grazie ad una nuova miracolosa cura per l'Alzheimer, avendo perso però il suo dono più grande: la capacità di creare poesia. Il disperato bisogno di riconquistare ciò che ha perduto lo trascina in un'avventura dalla portata più ampia di quanto potesse mai immaginare e che lo lascerà alla fine ancora privo, forse, del suo vecchio dono ma più felice e adattato nel nuovo mondo che lo circonda.
Nel complesso si tratta di una buona opera, valida soprattutto per l'abilità con cui Vinge dipinge questo mondo del futuro, ipertecnologico e iperinformatizzato. Tuttavia, la veloce conclusione in cui, in un pathos crescente, tutti i nodi vengono magicamente al pettine, può lasciare disorientato il lettore che rimane con diverse domande senza risposta.

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