domenica 26 giugno 2016

LA SCACCHIERA di John Brunner

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Il romanzo è ambientato in un immaginario stato dell'America Latina, l'Aguazul, anzi più precisamente nella sua capitale, Ciudad de Vados. Il protagonista, Boyd Hakluyt, è un esperto del traffico, invitato nella città per risolvere, almeno apparentemente, problemi di viabilità.
Come Hakluyt scopre già dopo pochi giorni dal suo arrivo, sono però ben altri i problemi che lo attendono. Come rientra nell'icona tipica dei paesi latino americani, anche in Aguazul il potere è nelle mani di una specie di dittatore, il Presidente Vados. La capitale, che prende il nome dal Presidente medesimo, è una sua creazione, una città moderna, creata secondo i più moderni standard urbanistici. Per rifornirla d'acqua però è stato necessario attingere alle risorse idriche che prima rispondevano al fabbisogno di una serie di villaggi e fattorie, i cui abitanti nel tempo sono emigrati verso Ciudad de Vados creando un'infima favela sotto la stazione della monorotaia.
Hakluyt trova una città divisa da un profondo scontro politico e sociale che vede contrapposti da un lato lo schieramento più benestante e di ispirazione occidentale e dall'altro chi appoggia le rivendicazioni degli indigeni e guarda con sospetto agli stranieri. Anche il governo di Vados non è in realtà assoluto, deve bensì continuamente venire a patti con Diaz, il potete ministro degli Interni e paladino degli indigeni. Come scopre alla fine Hakluyt, la partita che Vados e Diaz giocano non è soltanto figurata, ma giocata veramente secondo le regole del più popolare gioco dell'Aguazul: gli scacchi...
L'idea di base del romanzo è originale: modellare la trama sulle mosse di un incontro scacchistico. L'esito presenta però diverse lacune. Il lettore rischia di trovarsi spaesato davanti ad una serie di personaggi, molti dei quali sembrano superflui o stereotipati, creati soltanto per rappresentare alcuni pezzi della partita col risultato che, costretti a seguire le mosse previste, le loro azioni risultano spesso immotivate, artefatte.
Nel susseguirsi di colpi di scena, eventi spettacolari o violenti che coincidono con le eliminazioni dei pezzi dalla partita, la parte migliore del romanzo emerge quando Brunner dà libero sfogo alla sua vena sociologica, affrontando temi come la manipolazione dei media o la natura e il ruolo del governo. In conclusione, un'opera sicuramente curiosa e particolare ma che nel complesso non ha convinto appieno.

domenica 5 giugno 2016

EMBASSYTOWN di China Mieville

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Il romanzo è ambientato nella omonima città, Embassy Town, l'unica colonia umana sul pianeta alieno di Arieka, situato ai confini dell'universo sconosciuto. Embassy Town appartiene a Bremen, uno dei molti stati nati dalla diffusione della razza umana nel cosmo, avvenuta grazie alla scoperta del viaggio attraverso una variante del tradizionale concetto di iperspazio, l'Immer, una sorta di strato spazio-temporale permanente ed eterno che circonda e permea il nostro universo.
Gli abitanti indigeni di Arieka, gli Ariekei, detti anche Ospiti, sono in possesso di una avanzata tecnologia bio-ingegneristica: le loro case, le armi, gli attrezzi sono forme di vita. Ma la loro caratteristica più distintiva sta nel linguaggio. La Lingua degli Ospiti è infatti qualcosa di molto diverso da quella umana. Se per noi è ovvia la distinzione tra significato e significante, per gli Ospiti la Lingua è invece la realtà stessa. Incapaci anche soltanto di immaginare una bugia, gli Ospiti hanno perfino bisogno di costruire fisicamente similitudini per arricchire la Lingua e la sua varietà di espressione.
Non solo: gli Ariekei si esprimono utilizzando due bocche contemporaneamente, come due voci guidate da una sola mente. Gli unici umani in grado di comunicare con loro sono gli Ambasciatori, gemelli forzati ad un continuo allineamento fisico e psicologico in modo che le loro due voci sembrino provenire dalla medesima mente e, in questo modo, essere compresi dagli alieni. Ogni altra forma di comunicazione che non sia associata ad una intelligenza organica è incomprensibile dagli Ospiti.
Il narratore in prima persona del romanzo è Avice Benner Cho, una nativa di Embassy Town, divenuta da bambina una similitudine ed entrata così a far parte della Lingua. Abbandonata Embassy Town per divenire una Immergente in grado di viaggiare attraverso l'Immer, torna nella proprià città natale soprattutto per compiacere il marito, un linguista.
Al ritorno di Avice fa seguito l'arrivo di un nuovo Ambasciatore, EzRa, frutto segreto di alcuni complotti politici nati dal desiderio di Bremen di prevenire una possibile secessione di Embassy Town. EzRa ha passato i vari test richiesti per divenire un ambasciatore ma i due esseri umani che lo compongono non hanno in realtà quel grado di interconnessione richiesto. Ne risulta che le parole di EzRa hanno un effetto sugli Ospiti comparabile con quello di una fortissima droga allucinatoria, la lingua distorta di EzRa distrugge la realtà percepita dagli Ariekei e getta l'intero pianeta verso l'Apocalisse. Sarà Avice al termine di una lunga e, talvolta, oscura serie di eventi a salvare Arieka e i suoi abitanti, agendo sul fulcro della loro società: la Lingua.
Originale e concettualmente stimolante, il romanzo si inserisce nella ristrettissima cerchia di opere fantascientifiche incentrate attorno alla linguistica, con un esito nettamente superiore a nostro avviso rispetto ai "concorrenti" (Babel-17 e Il Linguaggio di Pao). L'autore è riuscito a trasmettere l'importanza centrale che riveste la natura del linguaggio nella comprensione di un altro essere vivente, della sua visione del mondo e della realtà. Pieno successo sul piano del contenuto speculativo, l'opera presenta qualche difetto a livello di intreccio; la trama infatti risulta talvolta inutilmente oscura o complessa, con taluni passaggi che risultano superflui, estranei al nocciolo ideale del romanzo.
Detto questo, nel complesso opera comunque consigliatissima, in particolare agli amanti della fantascienza speculativa, di riflessione su temi e concetti fondamentali.