sabato 21 maggio 2011

AUTOCRISI di Pierfrancesco Prosperi

Anni ’90 del secolo scorso: l’uomo ha scoperto il viaggio interstellare ma è una razza aliena, i Dakopiani, a contattare per prima la Terra. Intanto, sul nostro pianeta l’industria automobilistica ha allargato a dismisura la propria influenza; quasi tutti i marchi (Fiat e Ferrari comprese) sono nelle mani dei due colossi americani: la GenerAuto, ex General Motors, e la ChrysFord, nata dalla fusione di Chrysler e Ford.
Dakopi rivela un potenziale di mercato enorme per il settore automobilistico: le caratteristiche geografiche di quel mondo hanno infatti frenato l’industria aliena del settore dei trasporti su strada. Inizia così una grande campagna di esportazione del modello automobilistico umano su Dakopi che prevede la costruzione di autostrade, punti vendita e impianti industriali in loco.
Ben presto però i Dakopiani scoprono il lato negativo della medaglia, scossi dalle innumerevoli morti provocate dalle folli velocità delle automobili moderne, e interrompono i rapporti commerciali con la Terra, accusando gli umani di “genocidio automobilistico”. Loro alleati sono i membri della Lega contro gli eccessi della Motorizzazione, che si battono contro gli eccessi della follia automobilistica. Alla fine GenerAuto e ChrysFord dovranno arrendersi e accettare le richieste della Lega per una maggior sicurezza dei guidatori, nonostante questo comporti un calo dei loro profitti.
Opera sicuramente originale per l'angolazione da cui è narrata la vicenda, il romanzo possiede una buona trama, una narrazione fluente e un buon ritmo di lettura che non annoiano mai il lettore. Detto questo, non è possibile non sottolineare come dei Dakopiani, della loro società, dei loro costumi non venga fornita sostanzialmente la benché minima informazione. Una tribù amerinda sperduta messa al loro posto non avrebbe cambiato alcunché nella struttura del romanzo: gli extraterrestri sono un semplice espediente narrativo per scatenare la catena logica di eventi che porta al “lieto fine”

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domenica 15 maggio 2011

Mattatoio n.5 di Vonnegut

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Romanzo di fantascienza ma non solo, anzi l’elemento fantastico recita un ruolo tutto sommato marginale. Il romanzo ritrae la vita del protagonista, Billy Pilgrim, un personaggio semiserio, simbolo dell’”americano medio”, la cui vita è segnata dalla Seconda Guerra Mondiale e in particolare dal bombardamento di Dresda di cui è testimone come prigioniero di guerra tedesco. Billy non segue un ritmo di vita normale; la sua coscienza viaggia casualmente da un punto all’altro della sua esistenza; allo stesso modo è strutturato il romanzo, composto da episodi diversi disposti secondo una sequenza senza, almeno apparentemente, un filo logico. L’intero romanzo ruota attorno a ciò che Billy sostiene di aver imparato dai Tralfamadoriani, alieni reali o forse nati dalla sua fantasia, che lo hanno rapito: l’assenza del libero arbitrio.
L’intero romanzo è pervaso dal senso di pessimismo che riflette la concezione fatalista Tralfamadoriana e dal ritratto della banalità della vita da americano della middle class di Billy, da cui, come dalla guerra, non sembra esserci scampo. Il ritmo dell’opera, un po’ lento, riflette l’impianto ideale del romanzo che è privo di qualsiasi pathos narrativo; i dialoghi sono caratterizzati da un umorismo, a volte anche macabro, e da un sarcasmo di fondo dovuto alla rassegnazione, allo sconforto di fronte alla natura umana.

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