mercoledì 26 giugno 2013
In Fondo il Buio di George R.R. Martin
Scheda completo del romanzo In Fondo il Buio
Il romanzo è ambientato in un lontano futuro in cui la civiltà umana si è sparsa per l'intera Galassia. L'impero è però decaduto e ciascun pianeta, separato dagli altri anche per millenni, ha visto la nascita di una propria cultura indipendente, spesso bizzarra.
La vicenda è ambientata su un solo pianeta, Worlon, un pianeta vagabondo che è entrato all'interno di un sistema solare multiplo dominato dalla gigante rossa detta il Grasso Satana. Riscaldato dopo millenni di gelo, il pianeta ha visto l'arrivo di numerosi gruppi provenienti da differenti pianeti umani ciascuno dei quali ha costruito una sua cittadella. Ora Worlon sta per uscire dal sistema e tornare nel gelido spazio interstellare ma, grazie a degli schermi protettivi costruiti in precedenza, è ancora perfettamente abitabile.
La trama si basa essenzialmente su uno dei più vecchi clichè della narrativa: il triangolo amoroso. Dirk t’Larien, il protagonista, sbarca su Worlon per incontrare nuovamente il suo mai dimenticato grande amore Gwen Delvano, che ora però legata ad un altro uomo, il Kavalar Jaantony alto-Ironjade Vikary. L'elemento che complica questo quadro tipico è costituito dal retroterra culturale e dalle usanze del popolo Kavalar.
Per tutta una serie di ragioni storiche che nel romanzo sono parzialmente ricostruite, il popolo Kavalar ha sviluppato modello sociale che per certi versi ricorda la Sparta terrestre. Divisi in differenti clan, ogni maschio Kavalar ha un proprio teyn, un partner, un compagno a metà strada tra l'amante e il fratello, con cui condivide l'intera propria esistenza. Le femmine sono una proprietà comune di tutti i maschi del clan e, sul pianeta natale, vivono segregate nelle caverne che fungono da abitazione. Un maschio può però rubare una donna ad un altro clan ed essa diventa di sua esclusiva proprietà, una sua beteyn.
Questa è la condizione di Gwen, condizione che lei ha accettato per l'amore che nutre verso Vikary, un Kavalar anomalo che tenta di superare le bestialità e l'ingiustizia insite nelle usanze del proprio popolo, rispettandone però fino in fondo il codice e il senso dell'onore. A rendere la situazione ancora più problematica è il teyn di Vikary, Garse, che sembra condividere col proprio compagno Gwen stessa, che è legata ad anch'egli in una relazione di amore-odio abbastanza schizofrenica.
La descrizione del modello sociale Kavalar, con i suoi rituali, tutte le sue complicate sfumature, e le motivazioni storiche che l'autore porta per giustificarne la genesi costituiscono sicuramente la parte più interessante dell'opera. A livello di puro intreccio non troviamo invece nulla di interessante, la storia si sviluppa in maniera abbastanza piatta, senza nessun vero momento di tensione o di sorpresa.
Gwen è continuamente sospesa tra due uomini che simboleggiano due mondi e due visioni della vita; più interessante è lo sviluppo di Dirk che, a contatto con il Kavalar, ne assorbe poco a poco la prospettiva e la mentalità. Vikary rimane invece immutato, come una statua antica, fermo nelle proprie convizioni e nei propri valori per quasi l'intera opera. Soltanto alla fine, cede almeno in parte ai propri sentimenti verso Gwen capendo che è necessario un gesto di discontinuità per cambiare in meglio il proprio popolo.
Nel complesso una buona lettura se non fosse per alcuni passaggi o scene monotone o superflue che rallentano eccessivamente il ritmo della vicenda.
lunedì 17 giugno 2013
LA CITTA' E LA CITTA' di China Mieville
Scheda completa del Romanzo La Città e la Città
Il romanzo è ambientato in epoca contemporanea in un luogo imprecisato dell'Europa dell'Est, nelle immaginarie città stato indipendenti di Beszel e Ul Qoma. La prima ha le tinte tipiche della grigia cittadina ex sovietica. La seconda, invece, abitata da musulmani ed ebrei, è sospesa tra l'eredità islamica e la modernità rappresentata dai grattacieli e dalle automobili di ultimo modello, figli del benessere frutto dell'espansione finanziaria degli ultimi anni. Ma la peculiarità di queste due città sta nel fatto che esse sorgono in gran parte sul medesimo territorio, sono intersezionate: soprattutto nelle zone centrali strade, case, costruzioni di Beszel e Ul Qoma si alternano tra loro. Gli abitanti sono tenuti fin da piccoli a disvedere, ovvero fingere di non vedere, persone e oggetti dell'altra città, persino se sono loro accanto, pena l'intervento di una misteriosa forza di polizia segreta, la Violazione, in possesso di un'autorità quasi assoluta allo scopo di mantenere intatto il tabù che permette alle due città di continuare a vivere distinte, separate tra loro. L'origine dell'incredibile situazione è persa nel tempo, all'epoca della cosiddetta Frattura, quando, a seconda delle differenti teorie, Beszel e Ul Qoma si sono separate a partire da una ipotetica città originaria oppure si sono fuse una nell'altra. Il protagonista principale del romanzo è l'ispettore della polizia di Beszel Tyador Borlù. Responsabile dell'indagine sull'uccisione di una studentessa di archeologia americana, Borlù si ritroverà invischiato in un mistero ben più grande nel quale entreranno in gioco Orciny, la leggendaria terza città che vivrebbe negli spazi nascosti tra Beszel e Ul Qoma, e le diverse fazioni politiche che albergano nelle due città-stato, i nazionalisti di ambo le parti e i loro antagonisti, gli Unif, che combattono, invece, per riunirle. L'opera si contraddistingue per l'ambientazione davvero creativa e originale, cosa ormai davvero rara. L'idea è sviluppata con un grande sforzo di coerenza; numerosi piccoli particolari e tasselli concorrono a rendere l'insieme indimenticabile per il lettore. Basti pensare alle comiche descrizioni del traffico in cui i guidatori di una città sono costretti a compiere strane e assurde traiettorie per disvedere le vetture dell'altra, o al "pedone di Schrodinger" che, come il più famoso felino, oscilla tra una città e l'altra senza assumere alcuna appartenenza definitiva, o ancora alla descrizione del passaggio di frontiera, l'unico posto in cui è concesso agli abitanti di vedere liberamente e la città straniera, dove decine e decine di persone passano ore in coda per poter accedere nell'altra nazione che è poi dall'altro lato della strada di provenienza... Purtroppo la trama non è proprio all'altezza dell'idea dell'opera. Il tono e il linguaggio poliziesco della vicenda risultano un po' forzati: il pathos, il ritmo narrativo elevato che deve cotraddistinguere quel genere di narrativa non si abbinano bene con le necessarie digressioni riguardo gli usi, i costumi, la topografia contorta delle due città gemelle, passaggi in cui l'autore, invece, eccelle. Il mistery poliziesco viene risolto in maniera un po' affrettata nelle fasi finali dell'opera, con passaggi non sempre del tutto motivati e razionali (Borlù sembra essere in possesso di un intuito sovrannaturale...). Detto questo, il romanzo merita sicuramente di essere letto: Beszel e Ul Qoma rimarranno per sempre scolpiti nell'immaginazione di ogni lettore.
Il romanzo è ambientato in epoca contemporanea in un luogo imprecisato dell'Europa dell'Est, nelle immaginarie città stato indipendenti di Beszel e Ul Qoma. La prima ha le tinte tipiche della grigia cittadina ex sovietica. La seconda, invece, abitata da musulmani ed ebrei, è sospesa tra l'eredità islamica e la modernità rappresentata dai grattacieli e dalle automobili di ultimo modello, figli del benessere frutto dell'espansione finanziaria degli ultimi anni. Ma la peculiarità di queste due città sta nel fatto che esse sorgono in gran parte sul medesimo territorio, sono intersezionate: soprattutto nelle zone centrali strade, case, costruzioni di Beszel e Ul Qoma si alternano tra loro. Gli abitanti sono tenuti fin da piccoli a disvedere, ovvero fingere di non vedere, persone e oggetti dell'altra città, persino se sono loro accanto, pena l'intervento di una misteriosa forza di polizia segreta, la Violazione, in possesso di un'autorità quasi assoluta allo scopo di mantenere intatto il tabù che permette alle due città di continuare a vivere distinte, separate tra loro. L'origine dell'incredibile situazione è persa nel tempo, all'epoca della cosiddetta Frattura, quando, a seconda delle differenti teorie, Beszel e Ul Qoma si sono separate a partire da una ipotetica città originaria oppure si sono fuse una nell'altra. Il protagonista principale del romanzo è l'ispettore della polizia di Beszel Tyador Borlù. Responsabile dell'indagine sull'uccisione di una studentessa di archeologia americana, Borlù si ritroverà invischiato in un mistero ben più grande nel quale entreranno in gioco Orciny, la leggendaria terza città che vivrebbe negli spazi nascosti tra Beszel e Ul Qoma, e le diverse fazioni politiche che albergano nelle due città-stato, i nazionalisti di ambo le parti e i loro antagonisti, gli Unif, che combattono, invece, per riunirle. L'opera si contraddistingue per l'ambientazione davvero creativa e originale, cosa ormai davvero rara. L'idea è sviluppata con un grande sforzo di coerenza; numerosi piccoli particolari e tasselli concorrono a rendere l'insieme indimenticabile per il lettore. Basti pensare alle comiche descrizioni del traffico in cui i guidatori di una città sono costretti a compiere strane e assurde traiettorie per disvedere le vetture dell'altra, o al "pedone di Schrodinger" che, come il più famoso felino, oscilla tra una città e l'altra senza assumere alcuna appartenenza definitiva, o ancora alla descrizione del passaggio di frontiera, l'unico posto in cui è concesso agli abitanti di vedere liberamente e la città straniera, dove decine e decine di persone passano ore in coda per poter accedere nell'altra nazione che è poi dall'altro lato della strada di provenienza... Purtroppo la trama non è proprio all'altezza dell'idea dell'opera. Il tono e il linguaggio poliziesco della vicenda risultano un po' forzati: il pathos, il ritmo narrativo elevato che deve cotraddistinguere quel genere di narrativa non si abbinano bene con le necessarie digressioni riguardo gli usi, i costumi, la topografia contorta delle due città gemelle, passaggi in cui l'autore, invece, eccelle. Il mistery poliziesco viene risolto in maniera un po' affrettata nelle fasi finali dell'opera, con passaggi non sempre del tutto motivati e razionali (Borlù sembra essere in possesso di un intuito sovrannaturale...). Detto questo, il romanzo merita sicuramente di essere letto: Beszel e Ul Qoma rimarranno per sempre scolpiti nell'immaginazione di ogni lettore.
lunedì 3 giugno 2013
LE SIRENE DI TITANO di Kurt Vonnegut

L'opera appartiene al filone della Fantascienza Umoristica. Le Sirene di Titano è un grande romanzo di satira sull'uomo, sulla sua storia, sulle sue religioni, sul suo sistema economico. E' in primis l'idea del libero arbitrio umano a venire ridicolizzata: non soltanto le nostre azioni sembrano essere già decise a tavolino ma tutta l'epopea umana, le sue lotte, la sua storia risultano essere nient'altro che un banale artificio alieno. Tutti gli sforzi dell'uomo sono serviti soltanto a costruire un banale pezzo di ricambio per una navicella danneggiata; la Grande Muraglia Cinese, il Cremlino solo dei semplici segnali che gli alieni inviano al loro pilota perduto. Un piccolo capolavoro è il capitolo dedicato al finto esercito marziano che il deus ex machina del romanzo, Winston Niles Rumfoord, costruisce per poter poi imporre sulla Terra una propria religione. Indipendentemente dal grado, dal soldato semplice al generale, tutti i suoi membri non sono che marionette teleguidate, che appena sentono il ridicolo motto che viene loro trasmesso direttamente nel cervello, si mettono a marciare al passo dell'oca come nelle più divertenti parodie naziste. Anche il capitalismo non viene risparmiato: il padre di Malachi Costant, un altro personaggio principale del romanzo, costruisce una immensa fortuna scommettendo in borsa utilizzando un algoritmo costruito a partire delle lettere iniziali della Bibbia. La grande lezione che l'autore sembra voler trasmettere è che se i massimi sistemi, i fini cosmici non sono più in grado di dare un senso all'esistenza dell'uomo, egli deve guardare dentro di sè. E' nei legami di amicizia o d'affetto che egli costruisce con i suoi simili la chiave di lettura della sua vita. E non importa se il destino è già scritto perchè quello che conta è il modo, il come esso è portato a termine. L'intreccio è basato su una sequenza di paradossi, di trovate spiritose quanto fantasiose (basti pensare all'infundibulo cronosinclastico, un misterioso luogo dove tutte le verità, i punti di vista, vengono a coincidere) che non hanno in realtà agganci, basi molto solide. Ma non è certo la linearità o la verosimiglianza della trama ciò su cui si è concentrato l'autore. Ciò che rimane al termine della lettura è l'idea di un grande concentrato di idee, di un potente messaggio, veicolato però in maniera un po' confusionaria, un po' arraffata diremmo, senza particolare attenzione ai contorni della vicenda. Opera comunque sicuramente interessante e ricca di spunti di riflessione.
lunedì 20 maggio 2013
L'AMBASCIATORE DI MARTE ALLA CORTE DELLA REGINA VITTORIA di Alan K. Baker

Il romanzo è ambientato nel più classico degli scenari Steampunk: l'Inghilterra Vittoriana del tardo XIX secolo. In questo universo alternativo, però, Marte è abitato da una civiltà, più progredita a livello tecnologico di quella terrestre. I Marziani hanno risposto ai messaggi terrestri instaurando pacifiche relazioni diplomatiche con i governi del nostro pianeta, in particolare con l'Impero Britannico, e iniziando ad esportare alcuni prodotti della loro tecnologia (una specie di tripodi utilizzati per il trasporto pubblico ad esempio). Le differenze con il mondo cui siamo abituati non finiscono qui: l'esito dell'esperimento di Michelson e Morley ha provato l'esistenza dell'etere e la Gran Bretagna sta costruendo i primi dirigibili eterici in grado di viaggiare nello spazio. E, a completare il quadro di questa stravagante Terra alternativa, sul pianeta e sull'umanità vigilano le fate, guidate da re Oberon. Sono proprio esseri fatati a lavorare all'interno dei cogitatori, l'equivalente dei nostri moderni computer, in grado di accedere ad una specie di internet alternativo, un archivio magico posto oltre i confini del nostro pianeta.. Tutto sembra procedere per il meglio, la Terra e Marte sono pacifici alleati pronti a combattere contro terribili nemici celati nelle paurose profondità dello spazio, dipinti con tratti che rimandano immediatamente a Lovercraft. Ma, come un fulmine a ciel sereno, l'ambasciatore Marziano viene ucciso, assassinato nel peggiore dei modi che gli alieni del pianeta rosso possono immaginare, un modo che rievoca loro una sciagura atavica da cui sono stati segnati per sempre. Incaricato di risolvere l'arcano e trovare il colpevole dell'omicidio, che ha conseguenze politiche facilmente immaginabili, è Thomas Blackwood, agente specialle dell'Ufficio Affari Clandestini di Sua Maestà, il quale si ritroverà invischiato in un complotto ben più grande di quello che si può immaginare... L'ambientazione del romanzo è davvero ben riuscita, ricca di idee originali e divertenti se non paradossali: i già citati computer magici, i cogitatori, o l'impiego dei Cavalieri Templari come forza di polizia per dirne un'altra. Lo stile di narrazione è semplice, diretto e lineare, basato principalmente sul dialogo e privo di lunghe e pedanti descrizioni o introduzioni. La trama non è malvagia, l'opera si sviluppa con un buon intreccio che però esaurisce troppo velocemente la "suspence" nel lettore, trasformando il finale in una specie di film di James Bond in versione steampunk. I personaggi sono abbastanza stereotipati, intrappolati all'interno della classica contrapposizione "buoni contro cattivi", ma la cosa è in fondo coerente con l'impostazione, quasi fumettistica diremmo per i toni usati e il ritmo narrativo, del romanzo. Concludendo, l'opera è una lettura sicuramente gradevole e divertente, che consigliamo vivamente, ovviamente, soprattutto agli amanti dello Steampunk.
venerdì 3 maggio 2013
LE FONTANE DEL PARADISO di Arthur C. Clarke

vai alla scheda completa del romanzo Le Fontane del Paradiso
Il romanzo è ambientato in un futuribile XXII secolo. Il personaggio principale è Vannevar Morgan, il più grande ingegnere vivente, realizzatore del gigantesco Ponte sullo stretto di Gibilterra che ha unito le coste africana ed europea. Egli ha ora intenzione di costruire un’opera ancora più grandiosa: un ascensore spaziale in grado di portare i carichi dalla superficie terrestre fino allo spazio esterno all’atmosfera terrestre così da ottenere sia un netto risparmio in termini energetici che una drastica riduzione dell’inquinamento rispetto alla classica propulsione missilistica. Il filone principale della trama del romanzo è incentrato sui progetti e gli sforzi portati avanti da Morgan per realizzare il suo sogno. Il luogo di costruzione ideale è l’isola di Taprobane, sulla costa sudorientale dello Sri Lanka (opportunatamente traslato un po’ a sud per farvi passare l’equatore…), ma la cima del monte Yakkagala, dove dovrebbero essere innestate le fondamenta della colossale opera, è la sede di un secolare monastero buddista che gli occupanti sono ben restii a cedere. Morgan viene in contatto così con le autorità marziane, molto più perspicaci del governo terrestre nell’intuire le potenzialità dell’idea. Ma sul finire del collaudo del meccanismo in scala ridotta che è stato concesso a Morgan di realizzare sull’isola accade qualcosa di miracoloso che consentirà la costruzione sulla Terra del colossale ponte verso lo spazio... Su questo asse di narrazione principale si innestano, principalmente nella prima parte del romanzo, due variazioni di tema distinte. La prima narra la storia dell’antico re parricida Kalidas che aveva costruito sul mondo Yakkagala le Fontane del Paradiso, una serie di spettacolari fortificazioni e abbellimenti artistici come proprio luogo di residenza e piacere. La seconda riguarda invece il primo contatto tra l’umanità e la vita extraterrestre realizzato tramite una sonda aliena automatica chiamata Stellaplano. Essa proviene da un sistema solare non molto distante dal nostro e afferma di essere già entrata in contatto con diverse altre civiltà. Frutto principale degli intensi scambi scientifici e filosofici tra l’uomo e il database artificiale di Stellaplano risulta essere il declino delle religioni tradizionali, il cui impianto logico viene demolito dal ragionamento del computer alieno. I temi del romanzo sono tipici della produzione di Clarke. L’intera opera è permeata da una visione ottimista del futuro dell’uomo, accompagnato lungo la strada del progresso dalla scienza, a scapito di ciò che è ritenuto retaggio della paura e della superstizione. I toni nei confronti della religione sono forti e senza sfumature di equivoco: in poco tempo Stellaplano demolisce tutta la filosofia di Tommaso d’Aquino, bocciata come logicamente inconsistente. La trama è semplice e lineare, in maniera addirittura quasi eccessiva; molto efficaci nell’interrompere la monotonia risultante sono i filoni secondari che ridanno un po’ di varietà all’intreccio. Lo stile è diretto, essenziale; il linguaggio è ricco di quella terminologia scientifica e tecnica che l’autore conosce bene. Com’è altra caratteristica tipica dei romanzi di Clarke, i personaggi risultano nel complesso privi di una vera e propria personalità: Morgan è lo stereotipo dell’uomo di scienza integralmente, quasi religiosamente diremmo, devoto al suo lavoro, ma nulla traspare della sua anima. Nel complesso, il romanzo può risultare a tratti un po’ noioso per gli amanti di una fantascienza ricca d’azione oppure per chi predilige contenuti più filosofici o speculativi. Per questo lo consigliamo davvero soltanto agli estimatori dell’autore o della più pura Hard Science Fiction.
venerdì 26 aprile 2013
Ciclo de IL LIBRO DEL NUOVO SOLE di Gene Wolfe
Scheda completa del Ciclo de IL LIBRO DEL NUOVO SOLE
Il Libro del Nuovo Sole si colloca all'interno di un particolare genere del fantastico, a cavallo tra la fantascienza e il fantasy, il cosiddetto science-fantasy. L'ambientazione del Ciclo è infatti tipicamente fantascientifica e si rifà alla tradizione della "Terra morente". Nei primi quattro libri l'azione si svolge interamente su un pianeta, Urth, il cui sole sta lentamente volgendo al termine della propria vita, irrorando una energia sempre più esigua verso il pianeta che trova un riscontro parallelo nel sentimento letargico, di cupa rassegnazione che avvolge la popolazione. Nel proseguio dell'opera appare chiaro come Urth sia in realtà la Terra di un lontano futuro, caduta in declino dopo che l'umanità ha conquistato e si è sparsa tra le stelle. La vita su Urth è regredita ad una sorta di Medioevo post tecnologico in cui ciò che sopravvive della vecchia scienza appare come magia e incantesimo. Sovrano del pianeta, anche se la sua autorità effettiva si estende solo ad una parte di esso, è l'Autarca, misterioso sovrano che governa dalla Casa Assoluta in Nessus, capitale del regno, circondato dalla sua corte di nobili, gli Esultanti. La trama e la tipologia di personaggi ricade così nella sfera tipica del fantasy, seppur con sforamenti continui nel fantascientifico dati dalla presenza di alieni sul pianeta e dalla consapevolezza di conoscenze e tecnologie andate perdute. Il protagonista principale e narratore in prima persona dell'opera è Severian, un ragazzo cresciuto dalla corporazione dei Torturatori, che mettono in pratica la loro crudele arte su ordine dell'Autarca e dei suoi magistrati. I primi quattro libri del ciclo, in un classico del fantasy, sono essenzialmente il racconto delle vicessitudini avventurose dei viaggi di Severian per Urth dopo l'esilio dalla Cittadella dove ha sede il suo ordine di appartenenza, patito per aver mostrato pietà per una delle vittime rinchiuse nella prigione. Soltanto nel quinto e ultimo capitolo della saga lo scenario si sposta da Urth verso lo spazio esterno con un chiaro e netto indirizzo più fantascientifico. Come ripete più volte, Severian è condannato a ricordare ogni momento della sua vita dalla sua memoria perfetta. E, lo confessa egli medesimo, è irrimediabilmente prolisso. Ed in effetti nel complesso l'intreccio risulta irrimediabilmente pesante, infarcito di digressioni, episodi, racconti nel racconto che appaiono superflui, inutili. Allo stesso tempo però l'unico punto di vista narrativo non facilita l'immersione del lettore nell'universo di Urth. Sono numerosi i punti di domanda lasciati aperti, episodi non chiariti, personaggi oscuri nel ruolo e nell'origine. L'autore confonde il lettore lunghi dialoghi o passaggi analogici, metafore, situazioni paradossali, assurdità, cambi improvvisi di ruolo e prospettiva. Le scene si susseguono una dopo l'altra con legami spesso labili, lasciando il lettore disorientato, come se spettasse a lui risolvere il puzzle mettendo assieme i pezzi che l'autore gli fornisce. Anche lo stile è spesso pedante, infarcito di termini arcaici e inutile retorica. Tutto ciò pregiudica il buon impianto concettuale, basato su una interessante rielaborazione di contenuti simbolici con evidenti richiami religiosi, e rende la lettura a tratti davvero faticosa e frustrante.
Il Libro del Nuovo Sole si colloca all'interno di un particolare genere del fantastico, a cavallo tra la fantascienza e il fantasy, il cosiddetto science-fantasy. L'ambientazione del Ciclo è infatti tipicamente fantascientifica e si rifà alla tradizione della "Terra morente". Nei primi quattro libri l'azione si svolge interamente su un pianeta, Urth, il cui sole sta lentamente volgendo al termine della propria vita, irrorando una energia sempre più esigua verso il pianeta che trova un riscontro parallelo nel sentimento letargico, di cupa rassegnazione che avvolge la popolazione. Nel proseguio dell'opera appare chiaro come Urth sia in realtà la Terra di un lontano futuro, caduta in declino dopo che l'umanità ha conquistato e si è sparsa tra le stelle. La vita su Urth è regredita ad una sorta di Medioevo post tecnologico in cui ciò che sopravvive della vecchia scienza appare come magia e incantesimo. Sovrano del pianeta, anche se la sua autorità effettiva si estende solo ad una parte di esso, è l'Autarca, misterioso sovrano che governa dalla Casa Assoluta in Nessus, capitale del regno, circondato dalla sua corte di nobili, gli Esultanti. La trama e la tipologia di personaggi ricade così nella sfera tipica del fantasy, seppur con sforamenti continui nel fantascientifico dati dalla presenza di alieni sul pianeta e dalla consapevolezza di conoscenze e tecnologie andate perdute. Il protagonista principale e narratore in prima persona dell'opera è Severian, un ragazzo cresciuto dalla corporazione dei Torturatori, che mettono in pratica la loro crudele arte su ordine dell'Autarca e dei suoi magistrati. I primi quattro libri del ciclo, in un classico del fantasy, sono essenzialmente il racconto delle vicessitudini avventurose dei viaggi di Severian per Urth dopo l'esilio dalla Cittadella dove ha sede il suo ordine di appartenenza, patito per aver mostrato pietà per una delle vittime rinchiuse nella prigione. Soltanto nel quinto e ultimo capitolo della saga lo scenario si sposta da Urth verso lo spazio esterno con un chiaro e netto indirizzo più fantascientifico. Come ripete più volte, Severian è condannato a ricordare ogni momento della sua vita dalla sua memoria perfetta. E, lo confessa egli medesimo, è irrimediabilmente prolisso. Ed in effetti nel complesso l'intreccio risulta irrimediabilmente pesante, infarcito di digressioni, episodi, racconti nel racconto che appaiono superflui, inutili. Allo stesso tempo però l'unico punto di vista narrativo non facilita l'immersione del lettore nell'universo di Urth. Sono numerosi i punti di domanda lasciati aperti, episodi non chiariti, personaggi oscuri nel ruolo e nell'origine. L'autore confonde il lettore lunghi dialoghi o passaggi analogici, metafore, situazioni paradossali, assurdità, cambi improvvisi di ruolo e prospettiva. Le scene si susseguono una dopo l'altra con legami spesso labili, lasciando il lettore disorientato, come se spettasse a lui risolvere il puzzle mettendo assieme i pezzi che l'autore gli fornisce. Anche lo stile è spesso pedante, infarcito di termini arcaici e inutile retorica. Tutto ciò pregiudica il buon impianto concettuale, basato su una interessante rielaborazione di contenuti simbolici con evidenti richiami religiosi, e rende la lettura a tratti davvero faticosa e frustrante.
martedì 9 aprile 2013
Mondo senza Stelle di Poul Anderson

Il romanzo è ambientato in un lontano futuro che vede l'umanità aver esplorato gran parte della galassia ed essere entrata in contatto con diverse specie aliene. Non è ben chiaro se esista o meno una forma di governo centralizzata ma l'esplorazione è lasciata all'iniziativa di diverse società private indipendenti. Il viaggio interstellare è possibile grazie ad una specie di tecnologia a balzo iperspaziale e l'umanità gode dell'immortalità, con l'unico inconveniente di dover cancellare i ricordi meno utili a scadenze regolari. Uno dei due protagonisti principali del romanzo è Felip Argens, il capitano della Meteor, una nave inviata in esplorazione verso un sistema solare extragalattico dopo che alieni autoctoni si sono messi in contatto con l'umanità. Per un probabile errore di comprensione linguistica, però, le coordinate di arrivo si rivelano erronee e la Meteor precipita su uno dei pianeti del sistema solare. Qui gli uomini dell'equipaggio incontreranno altre specie aliene intelligenti e in conflitto tra loro... L'opera non ha nessuna idea particolarmente innovativa e, nonostante qualche spunto interessante e originale nella costruzione dello scenario sociale e storico alieno, la descrizione del contesto è tutto sommato abbastanza superficiale con diverse tematiche chiave (l'immortalità per esempio) soltanto accennate. Anche l'intreccio è molto semplice, il classico mix di avventura, faune esotiche e paesaggi alieni. Nonostante questo, la lettura risulta comunque godibile grazie ad uno stile di narrazione fluido e vivace; finale a sorpresa ma non troppo...
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